Le Missioni dello Space Shuttle dal 1977

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maxmaxuell
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Le Missioni dello Space Shuttle dal 1977



Shuttle by Max
Shuttle by Max






Quella che segue è la lista delle missioni dello Space Shuttle. La lista è in ordine cronologico e comprende tutte le missioni degli Space Shuttle:
Enterprise, Columbia, Challenger, Discovery, Atlantis e Endeavour.


tabella1-shuttle
i primi voli dello Shuttle Enterprise senza superare l'atmosfera poichè era senza scudo termico

la tabella è molto lunga ho fatto la foto della prima parte Shuttle EnterPrise dal 1977 potete continuarla a leggere qui
https://it.wikipedia.org/wiki/Missioni_dello_Space_Shuttle

space Shuttle in cielo
Lo space Shuttle vola nel cielo tra le nuvole



Decollo di uno Shuttle gif animato
Decollo di uno Shuttle gif animato

shuttle Enterprise nel 1979
Shuttle Enterprise 1979


Shuttle Enterprise configurazione
Shuttle Enterprise configurazione

Lo Space
Shuttle Enterprise (denominazione NASA: OV-101) è stato il primo Space Shuttle costruito dall'Agenzia Spaziale Statunitense. Fu costruito senza motori e senza uno scudo
termico funzionante, ed era quindi incapace di operare nello spazio
senza ulteriori modifiche.

612px-Enterprise_free_flight
Nella foto sopra l'Enterprise al suo secondo test d'atterraggio, il 13 settembre 1977.

Storia

Nonostante fosse stato costruito per primo, era stato ideato per essere la seconda navetta spaziale, destinato a volare solamente dopo lo Space Shuttle Columbia; rimase tuttavia un tester, poiché risultò più economico adattare un altro veicolo di prova (STA-099), che diventò lo Space Shuttle Challenger. Venne nuovamente preso in considerazione per sostituire il Challenger, ma per questo compito fu costruito lo Space Shuttle Endeavour partendo dai pezzi di ricambio della Discovery e dell'Atlantis.
Originariamente destinato a chiamarsi Constitution (in onore del bicentenario della costituzione degli Stati Uniti d'America del 1976), fu deciso di cambiargli nome solo in seguito ad una campagna di firme raccolte dai fan della serie televisiva Star Trek (1966), dal nome della famosa nave spaziale USS Enterprise, protagonista di tanti film e telefilm. Gran parte del cast della serie originale, così come il creatore di Star Trek Gene Roddenberry, era presente alla cerimonia d'inaugurazione e il tema musicale della serie fu eseguito come colonna sonora. Un disegno raffigurante lo Space Shuttle è comparso nella sala ricreazione dell'Enterprise del capitano Kirk in Star Trek: Il film (1979) e nella sala tattica del capitano Archer nella serie tv Star Trek: Enterprise (2001), oltre che nella sigla d'apertura del telefilm, sottintendendo una continuità ideale tra questo Space Shuttle e le navi spaziali omonime della USS Enterprise.

L'Enterprise al suo secondo test d'atterraggio, il 13 settembre 1977.
L'Enterprise fu il primo prototipo di shuttle, costruito con finalità di collaudo, e fu utilizzato dalla NASA solo per prove a terra e test di volo entro il confine dell'atmosfera terrestre. A tal scopo fu coinvolto, il 18 febbraio 1977, in una serie di collaudi a volo libero che prevedevano lo sgancio in volo da un Boeing 747 SCA (Shuttle Carrier Aircraft) per misurarne il carico strutturale e le caratteristiche di frenaggio e di manutenzione a terra. L'atterraggio in volo planato avveniva presso la base di Edwards in California. Dopo questo primo periodo di test, durato nove mesi e ribattezzato mediante la sigla ALT (acronimo di "Approach and Landing Test"), l'Enterprise fu impiegato in test strutturali sulla rampa di lancio 39-A del John F. Kennedy Space Center, in Florida.
In tutto l'Enterprise venne sottoposto a cinque voli liberi in cui la navetta veniva staccata dallo SCA e atterrava sotto il controllo degli astronauti. Questi test servivano a verificare le caratteristiche del volo e vennero eseguiti provando parecchie configurazioni (come aerodinamica e distribuzione del peso).

L'Enterprise in mostra presso l'hangar della Smithsonian Institution vicino al Dulles Airport.
Proseguendo con il programma ALT, l'Enterprise passò attraverso molte modifiche per prepararlo a test di vibrazioni. Alla fine venne agganciato ad un serbatoio esterno e a propulsori a combustibile solido e testato in configurazione di lancio.
Dopo il completamento dei test, alla fine degli anni settanta, l'Enterprise fu ritirato dal servizio e parzialmente disassemblato per permettere ad alcuni componenti di essere riutilizzati su altre navette. Fu mandato in giro per il mondo in Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Canada, e negli stati USA dalla California all'Alabama, fino alla Louisiana. Fu inoltre utilizzato per controllare le dimensioni della rampa di lancio (mai utilizzata) della Vandenberg Air Force Base, in California. Finalmente, il 18 novembre 1985, l'Enterprise venne portato a Washington, dove divenne proprietà della Smithsonian Institution.
Enterprise è stato parcheggiato nell'hangar della Smithsonian Institution presso il Washington Dulles International Airport prima di essere spostato nel Steven F. Udvar-Hazy Center del National Air and Space Museum (della Smithsonian Institution) a Dulles.
Dopo la chiusura del programma Space Shuttle e quindi il ritiro degli orbiter dal servizio attivo, Enterprise è stato spostato da Washington a New York, ed è attualmente esposto all'Intrepid Sea-Air-Space Museum in un padiglione apposito sul ponte di volo della portaerei USS Intrepid (CV-11)[1].






Edited by maxmaxuell - 24/11/2016, 00:46
 
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maxmaxuell
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Shuttle Enterprise video 1

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Shuttle Enterprise video 2

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Shuttle Enterprise video 3
 
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maxmaxuell
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Space Shuttle
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Space Shuttle
STS120LaunchHiRes-edit1.jpg
Lancio della missione STS-120
Informazioni
Funzione Navetta con equipaggio parzialmente riutilizzabile
Produttore United Space Alliance
Alliant Techsystems
Thiokol
Lockheed Martin
Boeing
Rockwell International
Nazione di origine Stati Uniti Stati Uniti
Costo per lancio da 450 milioni a 1.5 miliardi di dollari (2011) (2010)
Dimensioni
Altezza 56.1 m
Diametro 8.7 m
Massa 2030 t
Stadi 2
Capacità
Carico utile verso orbita terrestre bassa 27,5 t
Carico utile verso
ISS 16,05 t
Carico utile verso
GTO 3,81 t
Carico utile verso
Orbita polare 12,7 t
Cronologia dei lanci
Stato ritirato
Basi di lancio Kennedy Space Center Launch Complex 39
Lanci totali 135
Successi 133
Fallimenti 2
Challenger, 7 morti
Columbia, 7 morti
Fallimenti parziali 1 ATO durante STS-51-F
Volo inaugurale 1º aprile 1981
Volo conclusivo 21 luglio 2011
Carichi notevoli Componenti della Stazione spaziale internazionale
Satelliti TDRS
Spacelab
Hubble Space Telescope
Galileo, Magellano, Ulisse
Razzi ausiliari (stadio 0) - SRB
Nº razzi ausiliari 2
Spinta 12.500 kN x2
Impulso specifico 269 s
Tempo di accensione 124 s
Propellente Solido
1º stadio - Orbiter + Serbatoio esterno
Propulsori x3 SSME
Spinta 5250 kN x3 al livello del mare
Impulso specifico 455 s
Tempo di accensione 480 s
Propellente LH2/LOX
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Lo Space Transportation System[1] (STS), comunemente noto come Space Shuttle[2] o Shuttle, è stato un sistema di lancio spaziale riutilizzabile della NASA, l'ente governativo statunitense responsabile dei programmi spaziali, adibito a missioni spaziali in orbita intorno alla Terra. Lanciato in orbita per la prima volta il 12 aprile 1981[3], ha portato a termine la sua ultima missione il 21 luglio 2011.

La guerra fredda e i lanci[modifica wikitesto]
La storia dello Space Shuttle inizia e si inserisce sul finire del contesto della guerra fredda con la celebre corsa allo spazio in decisa contrapposizione con l'altra grande superpotenza dell'epoca: l'Unione Sovietica.
In particolare con lo sviluppo, avvenuto a partire dai primi anni settanta, di un veicolo spaziale riutilizzabile, la NASA sperava di continuare i suoi progetti e programmi spaziali con una notevole riduzione dei costi di accesso allo spazio, ma la complessità del progetto, i problemi relativi alla sicurezza e i costi operativi di funzionamento (500 milioni di dollari per lancio) hanno progressivamente disatteso queste aspettative fino alla sua definitiva dismissione nel 2011.[5]
Lo Shuttle si compone essenzialmente di tre sottoinsiemi: l'orbiter, che è l'unico componente ad entrare in orbita e che trasporta gli astronauti, il serbatoio esterno (chiamato anche External Tank) e di due razzi booster.
Il veicolo viene assemblato nel Vehicle Assembly Building presso il Kennedy Space Center, in Florida, e quindi trasportato, per mezzo di una piattaforma mobile, presso il complesso di lancio 39. Il lancio della navetta avviene in posizione verticale come un razzo convenzionale grazie alla spinta fornita dai suoi tre motori principali e dai due booster (SRB) laterali. Dopo circa due minuti dal lancio i due SRB vengono espulsi e la navetta continua il suo volo fino all'orbita prevista utilizzando i suoi motori, alimentati dal propellente contenuto nel serbatoio esterno. Una volta raggiunta l'orbita, i motori principali vengono spenti e il serbatoio abbandonato a bruciare nell'atmosfera terrestre.
La navetta è progettata per raggiungere orbite comprese tra i 185 ed i 643 km di quota con un equipaggio composto da due a sette astronauti[6][7] (dieci in caso di una missione di recupero di emergenza). Nelle prime missioni di prova l'equipaggio era formato soltanto dal comandante e dal pilota. Una missione orbitale dura in media due settimane. La manovra di rientro prevede che la navetta riduca la propria velocità attraverso i motori di manovra fino a trovarsi su una traiettoria di discesa che le permetta di attraversare i vari strati dell'atmosfera e fare ritorno sulla Terra. L'atterraggio avviene senza propulsione, un po' come un aliante, in una lunga pista in vari possibili siti.
L'intero sistema è stato ritirato dal servizio il 21 luglio 2011, dopo 135 lanci[8]. Le missioni più importanti realizzate hanno permesso il lancio di satelliti (tra cui il telescopio Hubble) e tre sonde interplanetarie[9], di condurre esperimenti scientifici nello spazio e la manutenzione e la costruzione di stazioni spaziali. Nel corso del Programma Space Shuttle sono stati costruiti cinque orbiter, due sono andati distrutti in incidenti e tre sono stati ritirati.
Nella sua storia è stato utilizzato per le missioni spaziali orbitali dalla NASA, dal Dipartimento della Difesa statunitense, dall'Agenzia Spaziale Europea, dal Giappone e dalla Germania[10][11]. Gli Stati Uniti hanno finanziato lo sviluppo dell'STS e le operazioni di gestione fatta eccezione Spacelab D1 e D2, finanziati rispettivamente dalla Germania Ovest e dalla Germania riunificata[10][12][13][14][15]. Inoltre, la SL-J è stata parzialmente finanziata dal Giappone[11].

Corpo portante (1957-1970)

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: corpo portante.

Tre esempi di corpo portante. X-24A, M2-F3, HL-10.
Per ridurre le sollecitazioni termiche e meccaniche subite da un aereo che vola ad alta velocità, una soluzione è quella di rimuovere l'ala e generare portanza con la forma del corpo che viene allargato. Aerei di questo tipo, chiamati a corpo portante, furono studiati dalla NASA a partire dal 1957. Parecchi prototipi dimostrarono la loro capacità di eseguire rientri e deviazioni del percorso con buona facilità. Di questo concetto fu il progetto del Boeing X-20 Dyna-Soar, voluto dall'aeronautica militare statunitense nel 1957. Esso era costituito da un corpo portante e da una ala a delta, veniva lanciato come un razzo per poi atterrare come un aereo. Il progetto progredì fino al 1963 quando fu chiuso per motivi di bilancio, poiché non era giustificato da uno scenario di missione chiaramente identificato[16].
Il progetto di navetta in fase sperimentale (1968-1970)[modifica wikitesto]

I primi schizzi della navetta spaziale

i primi schizzi della navetta spaziale
primi schizzi

Mentre la NASA era impegnata nelle ultime fasi dello sviluppo del Programma Apollo, l'agenzia spaziale lanciò, il 30 ottobre 1968, una consultazione per lo sviluppo di un sistema di lancio riutilizzabile in grado di mettere in orbita bassa un carico utile compreso tra le 2,3 e le 23 tonnellate e di riportare sulla Terra almeno 1 tonnellata di carico e con un vano di almeno 85 m³. Nel febbraio dell'anno successivo, quattro aziende: North American Rockwell, Lockheed, General Dynamics e McDonnell Douglas vennero selezionate per partecipare a questo studio preliminare[17].
I vari centri di ricerca della NASA avevano opinioni divergenti sul progetto della navetta. Maxime Faget, in rappresentanza del Marshall Space Flight Center era favorevole ad una piccola navetta dotata di piccole ali dritte con scarse possibilità di compensare, ma più leggera e meglio aliante a velocità subsoniche: il DC-Shuttle 3, un aereo modello in scala 1 a 10 sarà realizzato nel maggio 1970 per studiare l'aerodinamica a bassa velocità. I centri di Langley e Dryden sostenevano invece la soluzione del corpo portante e soprattutto hanno contribuito a sviluppare l'H-10. Una soluzione di questo tipo ha una capacità di compensare intermedia tra l'ala dritta e l'ala a delta, anche se teoricamente meno ingombrante rispetto all'ultima. L'Air Force e il Laboratorio Draper erano in favore di un'ala a delta che offre una capacità massima di offset. La NASA successivamente decise di eliminare il concetto di corpo portante la cui forma non è compatibile con i carri di trasporto e attrezzature scartando anche l'ipotesi dell'uso di un'ala a geometria variabile per l'eccessivo peso che avrebbe portato alla navicella[18].

L'avvio del progetto (1969-1972)

Un seguito al programma Apollo (1969)
All'inizio del 1969 la NASA studiò il seguito del programma Apollo. Nell'euforia dei successi del programma lunare furono sviluppate diverse proposte: la realizzazione di una stazione spaziale, di una base lunare, una spedizione su Marte e la progettazione di una navetta[19]. Un comitato, denominato "Space Task Group", fu creato su richiesta del Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon per preparare i prossimi voli con equipaggio della NASA.[20]
I lavori di questo gruppo portarono alla formulazione di tre scenari possibili con un bilancio annuale che variava dai 5 ai 10 miliardi di dollari, un importo pari o superiore al bilancio annuale del programma Apollo al massimo del suo sviluppo. La proposta meno ambiziosa prevedeva lo sviluppo simultaneo di una navetta e di una stazione spaziale. Il presidente Nixon non accettò nessuno di questi scenari perché li giudicò troppo dispendiosi.[20]

Concetto di navetta riutilizzabile progettata nel 1969 dalla North American Rockwell.
La NASA decise così di concentrare i finanziamenti sullo sviluppo della navetta spaziale, ritenendo che la disponibilità di quest'ultima fosse un requisito necessario per la costruzione successiva della stazione. I dirigenti della NASA ritennero inoltre che la navetta potesse essere utilizzata per sostituire altri 10 lanciatori disponibili a quel tempo, compresi quelli utilizzati dall'esercito, per il lancio di satelliti in orbita.
La fine della guerra fredda e il crollo del programma spaziale sovietico tolsero al programma statunitense una gran parte della sua giustificazione. Il presidente Nixon, che dovette affrontare una situazione di budget molto limitato, non volle fare scelte di alto profilo per l'esplorazione spaziale non ritenendo che ci fossero sufficienti ricadute politiche. Nixon mise il progetto della NASA sotto il controllo dei supervisori del bilancio federale (l'OMB - Office of Management and Budget) a partire dal 1970 che richiese una giustificazione per ogni spesa dell'ente spaziale. L'organismo di controllo pose molti limiti e vincoli al procedere dello sviluppo della navetta, tanto che il direttore della NASA James C. Fletcher ritenne che non solo l'OMB si occupasse di gestire il budget, ma pretendesse anche di fare delle scelte sulla progettazione[17][21].
Per combattere lo scetticismo dell'OMB la NASA dette incarico ad una società di consulenza esterna, Mathematica, di realizzare uno studio sugli oneri economici del progetto. I risultati furono molto favorevoli, in quanto venne ipotizzato una drastica diminuzione dei costi di messa in orbita da parte della navetta riutilizzabile in confronto ai razzi convenzionali. Questa relazione verrà utilizzata dalla NASA per difendere la redditività del progetto, in particolare nei confronti del Senato[22].

Fase B: Design (1970-1971)

Faget shuttle concept
Disegno di Maxime Faget, 1969 circa, che rappresenta una navetta a due stadi completamente riutilizzabile.

Disegno di Maxime Faget, 1969 circa, che rappresenta una navetta a due stadi completamente riutilizzabile.
Al termine della fase A, nel giugno 1970, la NASA impone nuove specifiche in una fase di progettazione più dettagliata, chiamata fase B. Si specifica che la navetta dovrà decollare verticalmente e atterrare orizzontalmente. Il complesso dovrà essere collocato ad un'orbita di 500 km con una inclinazione di 55° e trasportare un carico utile di 6,8 tonnellate. La specifica richiesta per il carico utile aumenta pochi mesi dopo per venire incontro all'esercito, finanziatore del progetto, che richiedeva 30 tonnellate in orbita bassa.
Le aziende concorrenti vengono invitate a progettare due versioni, una più simile alle esigenze dell'ente spaziale e l'altra invece alle aspettative dell'esercito. Inoltre viene richiesto che la navetta possa compiere un secondo tentativo di atterraggio, qualora il primo non fosse riuscito, impiegando quindi dei motori a reazione. Si prevedeva che la navetta fosse disponibile a tornare a volare dopo due settimane dal termine di una missione per una frequenza compresa tra i 25 e i 40 voli all'anno. Ogni navetta doveva trasportare un equipaggio di due astronauti.[23][24]
Due aziende furono selezionate per la fase B: McDonnell Douglas, associata a Martin Marietta, e North American Rockwell con General Dynamics. Già nel marzo 1971 i due costruttori hanno preparato una bozza di progetto. Entrambe risultano essere molto simili per quanto riguarda l'orbiter, anche perché la NASA aveva fornito a loro delle specifiche molto restrittive. Molto diversi, invece, appaiono le proposte per il vettore. Un fattore comune è l'utilizzo dell'alluminio per la struttura al posto del più efficiente titanio, escluso dall'aeronautica militare perché considerato non sufficientemente testato[18].
L'abbandono del progetto di navetta completamente riutilizzabile (1971)[modifica wikitesto]
James C. Fletcher divenne amministratore della NASA nell'aprile del 1971 e fin dall'inizio del suo mandato si occupò di promuovere presso il Senato degli Stati Uniti il progetto della navetta spaziale, che in quel momento era bloccato. Si accorse ben presto che l'unico modo per raggiungere un accordo sui finanziamenti fosse quello di integrare nelle specifiche della navetta le esigenze dei militari per ottenere il loro supporto. Avviò anche dei tentativi di cooperazione internazionale, seppur con modesti risultati: l'Europa (ed in particolare la Germania) si impegnò a costruire lo Spacelab destinato a volare nella stiva dell'Orbiter[25] e il Canada a realizzare un braccio meccanico per la navetta, chiamato Canadarm ed utilizzato per sollevare carichi in orbita[26][27].
Nel maggio del 1971, L'Ufficio del Bilancio (OMB) annunciò che la NASA avrebbe dovuto accontentarsi per gli anni seguenti di un budget ridotto a 3,2 miliardi di dollari annui, con un miliardo da dedicare allo sviluppo della navetta. Con questo vincolo finanziario, la NASA fu costretta ad abbandonare il progetto di un sistema completamente riutilizzabile, il cui costo di sviluppo avrebbe richiesto oltre i due miliardi annui. La configurazione dell'ala a delta venne però mantenuta per rispettare le esigenze dei militari[18]. Sempre per rispettare i vincoli di budget, la NASA optò, nel giugno 1971, per un serbatoio esterno non riutilizzabile[18].
Per ridurre ulteriormente i costi, la NASA ha richiesto uno studio relativo al primo stadio di propulsione a cui contribuirono Grumman, Boeing, Lockheed, McDonnell-Douglas, Martin Marietta e North American Rockwell. I produttori dovevano prendere in considerazione tre alternative: l'uso di uno stadio Saturno IC, l'uso di uno stadio alimentato da nuovo motore a propellente liquido o utilizzare un razzo a propellente solido. In seguito a questo studio, la NASA scelse di usare quest'ultima opzione che portava a risparmiare 500 milioni di dollari di costi di sviluppo rispetto ai propulsori a propellente liquido ma aumentò il costo delle operazioni di lancio di quasi il doppio (500 $ per ogni chilogrammo di carico utile contro i 275 dollari al chilogrammo)[18].

La decisione di iniziare (1972)

Il Presidente Richard Nixon non voleva essere considerato colui che aveva fermato le missioni umane spaziali degli Stati Uniti, che ancora erano considerate un elemento di prestigio per la nazione. Inoltre, se l'opinione pubblica e la comunità scientifica avevano convenuto sulla necessità di ridurre il bilancio dedicato ai voli umani, il presidente non era immune alle pressioni dell'industria aerospaziale e alle considerazioni elettorali. Il ritiro degli Stati Uniti dal Vietnam aveva portato al crollo degli ordini militari, la crisi dell'industria e il declino del programma Apollo provocarono una recessione che l'industria aerospaziale statunitense non aveva mai conosciuto: la metà degli ingegneri e dipendenti che lavorano nel settore erano ridondanti. Questo problema era certamente rilevante per le imminenti elezioni presidenziali[28].


LA NASA continuò a difendere il suo progetto di navetta spaziale evidenziando la riduzione di costo per la messa in orbita di carichi in confronto con i tradizionali lanciatori non riutilizzabili. L'agenzia, inoltre, propose una versione più potente del sistema in grado di trasportare un carico maggiore, questo sia per venire incontro all'esigenza dell'aeronautica militare e per permettere il montaggio di una stazione spaziale. Il presidente Nixon dette finalmente il suo benestare per il progetto più ambizioso della navetta il 5 gennaio 1972. Ma il suo sviluppo si scontrò con il calo costante del bilancio: i finanziamenti alla NASA passarono, infatti, dall'1,7% del bilancio totale dello stato federale del 1970 allo 0,7% del 1986[29][30]. Per poter finanziare adeguatamente lo sviluppo della navetta la NASA dovette abbandonare il lancio della seconda stazione Skylab. Le missioni spaziali umane statunitensi vennero così sospese fino al primo volo dello Shuttle che avvenne soltanto nel 1981[18].

La selezione dei produttori

La gara di appalto per la progettazione e la costruzione dell'Orbiter fu lanciata nel marzo 1972 dalla NASA. Fin dall'inizio si evidenziarono le proposte della North American Rockwell, già costruttrice del modulo di comando e di servizio Apollo, con sede in California e quella della Grumman produttrice del Modulo Lunare Apollo e situata nello Stato di New York. Per il comitato di selezione della NASA, la prima proposta si distinse per il suo basso costo, per il ridotto peso dell'orbiter e per il solido sistema di gestione dei progetti, mentre quello della Grumman era ritenuto più interessante dal punto di vista tecnico. Il progetto della North American Rockwell venne scelto in via definitiva il 26 luglio 1972 per 2,6 miliardi di dollari: a questo prezzo l'azienda si impegnava a costruire due orbiter e un modello per i test operativi. Due Orbiter supplementari erano previsti in un momento successivo.[31]
L'Orbiter scelto poteva mettere in orbita bassa 29,5 t e aveva una dimensione di 18,3 m × 4,57 m. Esso veniva prodotto a Palmdale in California. Nel 1973 l'azienda Thiokol aveva ottenuto il mandato per la costruzione dei due razzi booster e Martin Marietta quello per il serbatoio esterno, prodotto presso il Michoud Assembly Facility di proprietà della NASA. La Rocketdyne fu invece selezionata, a fine marzo 1972, per la produzione dei motori principali (Space Shuttle main engine - SSME) dell'orbiter[32][33].

Lo sviluppo (1972-1981)

aereo che trasporta lo shuttle enterprise
Lo Shuttle Carrier Aircraft trasporta lo Space Shuttle Enterprise.


Lo Shuttle Carrier Aircraft trasporta lo Space Shuttle Enterprise.
Durante i primi due anni successivi alla firma del contratto, molte modifiche vennero apportate alle specifiche della navetta, principalmente per ridurre i costi di sviluppo. L'ala a doppia delta fu introdotta in questa fase allo scopo di migliorare la capacità di volo a bassa velocità ed in più permetteva, con interventi limitati nel design della parte anteriore, di compensare i problemi di posizione del centro di gravità che avrebbero potuto verificarsi in una fase più avanzata di sviluppo. Una delle novità più importanti fu l'abbandono di motori a reazione da utilizzarsi nelle fasi di atterraggio.
Per spostare la navetta, ora non motorizzata, tra i vari siti, la NASA acquistò nel 1974 un Boeing 747 usato, che venne attrezzato per il suo trasporto sul dorso della fusoliera (l'aereo fu chiamato Shuttle Carrier Aircraft). Il primo test del motore SSME dell'orbiter si svolse il 17 ottobre 1975. Il serbatoio esterno fu progressivamente ridotto per consentire un risparmio di peso di 4,5 tonnellate. La costruzione della prima navetta Enterprise terminò nel marzo 1976 ma essa non venne poi utilizzata nella fase operativa, in quanto troppo pesante[34].
Il 12 agosto 1977 si tenne il primo volo senza motore della navetta, portato in quota e poi sganciata dal 747, nell'ambito del programma Approach and Landing Tests. La consegna dei primi SSME operativi fu rinviata di due anni a causa di alcuni inconvenienti nella fase di test che comportarono una rivisitazione del progetto. Nel febbraio 1980 fu completata la settima e ultima prova di qualificazione del booster[18][35].
Il primo volo spaziale dello Space Shuttle avvenne il 12 aprile 1981 con la missione STS-1. Lo Space Shuttle Columbia, con al comando l'esperto astronauta John W. Young e con Robert Crippen come pilota, realizzò 17 orbite in poco più di due giorni, rientrando in sicurezza presso la Edwards Air Force Base. Prima dell'impiego operativo furono compiute altre tre missioni (STS-2, STS-3, STS-4) per testare tutto il sistema, avvenute tra il 1981 e il 1982[18].

Descrizione
Lo Space Shuttle è composto da quattro parti principali:
l'Orbiter Vehicle (in sigla OV): un orbiter con spazio per l'equipaggio, vano di trasporto per il carico, tre motori principali che utilizzano il combustibile presente nei serbatoi esterni e un sistema di manovra orbitale con due motori più piccoli (OMS);
due Solid Rocket Booster (in sigla SRB): razzi riutilizzabili a propellente solido, il perclorato d'ammonio (NH4ClO4) e l'alluminio, che si staccano due minuti dopo il lancio a una altezza di 66 km e vengono recuperati nell'oceano grazie al fatto che la velocità di caduta viene notevolmente ridotta da alcuni paracadute;
il Serbatoio Esterno (in sigla ET): un grande serbatoio esterno di combustibile contenente ossigeno liquido (in cima) e idrogeno anch'esso liquido (nella parte bassa) che servono ad alimentare i tre motori principali dell'Orbiter. Si stacca dopo circa 8 minuti e mezzo a una altitudine di 109 km, esplode in atmosfera e ricade in mare senza che venga poi recuperato.
I progetti iniziali prevedevano serbatoi supplementari sull'orbiter e altre attrezzature che però non furono mai costruite.


Schema Space Shuttle Orbiter
L'orbiter


I tre motori a razzo, chiamati SSME (Space Shuttle main engine), si trovano dietro l'orbiter e sono utilizzati insieme ai booster laterali a propellente solido per produrre la spinta necessaria a mettere la navetta in orbita. Questi motori a razzo a propellente liquido, una volta spenti non possono più essere riaccesi, ma hanno prestazioni che superano tutte le produzioni equivalenti passate e presenti. Ogni motore può generare circa 1,8 MN di spinta al decollo ed i tre motori possono generare un impulso specifico (Isp) di 453 secondi nel vuoto o 363 secondi a livello del mare, con velocità di scarico rispettivamente di 4 440 m/s e 3 560 m/s.
In tutto un motore pesa circa 3,2 t. Dopo ogni missione i motori sono rimossi e trasportati allo Space Shuttle Main Engine Processing Facility per le ispezioni e le eventuali sostituzioni di componenti. Gli SSME sono progettati per accumulare 27 000 secondi di funzionamento (per un totale di 55 lanci con 8 minuti di funzionamento continuo), ma si stima che la sua vita operativa è di più di 15 000 secondi di funzionamento e 30 lanci. Questi motori traggono il loro carburante nel serbatoio esterno e non rivestono nessun'altra funzione nella durata della missione dopo che il serbatoio viene sganciato al termine della fase di ascesa. Se la spinta cumulativa risulta essere insufficiente per mettere l'orbiter nell'orbita corretta, può essere aggiunta anche la spinta dei due motori di manovra orbitale[37].
I motori principali dello Shuttle sono stati oggetto di molti perfezionamenti per migliorare la affidabilità e aumentare la potenza. Ciò spiega come mai durante la procedura di lancio si possono sentire comandi curiosi, come Porta la potenza al 106%; questo non significa che i motori vengano portati oltre il limite: il valore del 100% è il livello di potenza dei motori principali originali. Attualmente, il contratto per la fornitura dei motori prevede un valore del 109%. I motori originali potevano arrivare al 102%; il 109% fu ottenuto nel 2001 con la fornitura Block II[38].
Il sistema di manovra orbitale (OMS)[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Orbital Maneuvering System.
Entrambi i motori del sistema di manovra orbitale (Orbital Maneuvering System o OMS) sono utilizzati sia per posizionare la navetta nell'orbita voluta al termine della fase di lancio e, alla fine della missione, per ridurre la velocità della navetta e permettere il rientro. Durante la permanenza nello spazio, possono anche fare minori correzioni dell'orbita. Ogni motore è posto in un involucro estraibile, situati sul retro dell'orbiter su entrambi i lati dell'impennaggio e sopra gli SSME. Ogni motore funziona ad idrazina e tetrossido di azoto, propellenti di facile stoccaggio e di tipo ipergolico[39].
Con un impulso specifico nel vuoto di 313 secondi sono molto meno efficienti degli SSME, ma permettono la riaccensione di svariate volte, caratteristica essenziale per la loro funzione. La spinta è di 2,7 tonnellate, possono essere orientati a ±8° in beccheggio e ±7° in imbardata. Entrambi i motori, che possiedono circa 10,4 tonnellate di propellente in ogni serbatoio, può fornire un delta-v di circa 300 ms−1, di cui circa la metà è utilizzata per inserire la navetta in orbita[40].
I propulsori di controllo di assetto (RCS)[modifica wikitesto]

Motori RCS anteriori della navetta.
I motori di controllo di assetto (Reaction control system - RCS) vengono utilizzati per modificare l'assetto dello Shuttle quando l'atmosfera è troppo rarefatta perché le superfici mobili dell'orbiter siano efficaci. Essi vengono utilizzati anche in orbita quando la velocità dell'orbiter deve essere corretta di un valore inferiore a 2−1 ms. I motori sono distribuiti sulle due piattaforme degli OMS e sulla parte anteriore della navetta. Ci sono due tipi di motori. I più potenti hanno una spinta di 395 kg con un impulso specifico di 289 secondi. I motori Vernier, con un impulso specifico di 228 secondi, vengono utilizzati per regolazioni molto fini: con una spinta di 11 kg, possono fornire un impulso di una durata compresa tra 0,08 e 125 secondi. Sulla parte anteriore dell'orbiter ci sono motori più potenti, mentre in ogni alloggiamento dei motori OMS ci sono 12 motori di 395 kg di spinta. Tutti questi motori usano lo stesso propellente dei motori di manovra orbitale, ma con i propri serbatoi distribuiti tra i tre siti[41].

 
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Protezione Termica

Protezione termica
Protezione termica, lo scudo termico



Il sistema di protezione termica dello Space Shuttle è lo scudo termico che protegge l'orbiter durante il rientro atmosferico durante una missione, quando si raggiungono temperature di 1650 °C. Inoltre, costituisce anche una barriera dal freddo dello spazio mentre lo Shuttle è in orbita[42]. Esso ricopre completamente la superficie dello Shuttle ed è costituito da sette diversi materiali a seconda della protezione termica richiesta in una particolare parte del velivolo[43][44][45].
L'orbiter ha cambiato il suo sistema di protezione termico diverse volte per ridurre il peso e il carico di lavoro. Le piastrelle di ceramica devono essere controllate dopo ogni volo per trovare eventuali piastrelle rotte; inoltre assorbono umidità e quindi devono essere protette dalla pioggia. Questo inconveniente è stato dapprima risolto spruzzando sulle tegole il prodotto Scotchgard; in seguito è stata sviluppata una soluzione ad hoc. In un secondo tempo molte tegole della sezione dello Shuttle che diventa meno calda sono state sostituite da grandi pannelli di un materiale isolante avente la consistenza del feltro; ciò ha comportato il vantaggio di non dover ispezionare in modo particolarmente accurato zone molto grandi del rivestimento (in particolare la zona del carico)[46].

Gli alloggi dell'equipaggio

La navetta è in grado di ospitare fino a 8 astronauti su due ponti: uno di volo (Flight deck) e uno intermedio (Mid deck). In questi due livelli, più uno scompartimento inferiore, portano ad un totale di 72 m2 disponibili, a fronte di soli 8,5 m2 della navicella spaziale russa Sojuz che trasporta tre cosmonauti[47].


I razzi a propellente solido (booster)[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Space Shuttle Solid Rocket Booster.

STS-3 al lancio.
I due razzi laterali (SRB - Solid Rocket Booster) riutilizzabili forniscono la spinta principale allo Shuttle al decollo e fino ad una altezza di 45,7 km. Inoltre essi portano l'intero peso del serbatoio esterno e dell'Orbiter e trasmettono il peso del carico attraverso la loro struttura alla Mobile Launcher Platform. Ogni SRB ha una spinta al decollo (a livello del mare) di circa 12,45 MN e poco dopo il lancio la spinta aumenta fino a 13,78 MN - 14,67 MN. Ogni SRB è lungo 45,5 m e ha un diametro di 3,7 m con un peso al lancio di 570 tonnellate, pari al 60% della massa totale al decollo. Il peso del carburante per ogni SRB è di 499 t e il peso a vuoto è di circa 87 t. Settantacinque secondi dopo la separazione dallo Shuttle gli SRB raggiungono l'apogeo ad una altezza di circa 67 km e tornano a terra rallentati da tre paracadute. Essi impattano nell'oceano a circa 226 km di distanza e vengono in seguito recuperati.[57]
Gli elementi principali che costituiscono questo razzo sono il propulsore (involucro, carburante, sistema di accensione, ugello), la struttura, il sistema di separazione, gli strumenti di operazioni per il volo, l'avionica, le cariche pirotecniche, il sistema di decelerazione, il sistema di controllo vettoriale della spinta e il sistema di distruzione di sicurezza.[58][59]
Ogni razzo è collegato al serbatoio esterno all'altezza della struttura di poppa tramite due supporti laterali e un collegamento diagonale. Sulla piattaforma di lancio ogni razzo è anche connesso alla mobile launcher platform al bordo esterno anteriore con quattro agganci esplosivi che vengono staccati al decollo.
Un SRB è costituito di sette segmenti di acciaio prodotti individualmente, assemblati a coppie dal costruttore e inviati al Kennedy Space Center tramite un treno per l'assemblaggio finale. I segmenti sono collegati assieme tramite un supporto circolare chiuso con tre guarnizioni O-ring (ne erano utilizzati due prima dell'incidente al Challenger) e uno speciale mastice termoresistente.[57]

Molti miglioramenti agli SRB erano stati pianificati per migliorare le prestazioni e la sicurezza, ma non sono mai stati messi in pratica; erano culminati nel progetto Advanced SRB, che avrebbe dovuto essere prodotto nella metà degli anni novanta e che sarebbe stato notevolmente più semplice, economico e probabilmente più sicuro a fronte di prestazioni superiori, ma che è stato in seguito cancellato per tagliare i costi dopo che erano già stati investiti 2,2 miliardi di dollari. La cancellazione del progetto Advanced SRB ha portato allo sviluppo del serbatoio esterno superleggero, che dà una parte dell'aumento di carico utile senza miglioramenti dal punto di vista della sicurezza. Inoltre l'aeronautica ha sviluppato un proprio progetto di booster molto più leggero e in un singolo pezzo, ma anche questo è stato cancellato.[60]




La flotta di Orbiter

La NASA ha costruito quattro Orbiter operativi (ognuno dei quali con caratteristiche diverse): Challenger, Columbia, Discovery, Atlantis; dopo la distruzione del Challenger, venne costruito un quinto Orbiter: Endeavour.
Esistevano anche due shuttle usati come modellini per gli studi: Pathfinder e Enterprise.
Challenger (OV-099, ex-STA-099): è stato il secondo orbiter costruito (nel 1982). Volò per la prima volta nel 1983 durante la missione STS-6. Rimase distrutto durante il lancio del suo decimo volo, STS-51-L, il 28 gennaio 1986.
Columbia (OV-102): è stato il primo orbiter in servizio operativo. Ha effettuato 28 voli tra il 1981 e il 2003 prima di essere distrutto durante il suo rientro in atmosfera il 1 ° febbraio 2003. Columbia pesava 3,6 tonnellate in più rispetto agli orbiters seguenti[61]: le ali e la fusoliera risultavano essere più pesanti. Il Columbia era dotato di strumentazione usata per il controllo e il monitoraggio di moltissimi parametri di volo durante i primi voli di test[62].
Discovery (OV-103): ha fatto il suo volo inaugurale nel 1984, durante la missione STS-41-D Ha completato 39 missioni arrivando ad essere l'Orbiter con il maggior numero di voli. È stato ritirato dal servizio dopo la missione STS-133.
Atlantis (OV 104): Ha fatto il suo volo inaugurale nel 1985 per la missione STS-51-J. È stato ritirato dal servizio dopo la missione STS-135.
Endeavour (OV-105): Primo volo nel 1992 durante la missione STS-49. È stato costruito dopo la perdita del Challenger e ha compiuto 26 voli. È stato ritirato dal servizio dopo la missione STS-134.

Gli Space Shuttle costruiti, in ordine cronologico (non raffigurati l'Enterprise e il Pathfinder)
La flotta degli shuttle in ordine cronologico
La flotta degli shuttle in ordine cronologico


statistiche vari shuttle
statistiche vari shuttle

Schema di una tipica missione
operazione di sgancio dei serbatoi
le operazione di sgancio dei serbatoi


Lancio[modifica wikitesto]

Schema di una tipica missione
Tutte le missioni Shuttle sono lanciate dal Kennedy Space Center (KSC). Lo Shuttle Launch Weather Officer, il responsabile al monitoraggio delle condizioni meteorologiche, controlla la situazione per determinare se il lancio è possibile. In particolare, le condizioni devono essere accettabili anche in almeno un sito per l'atterraggio di emergenza, che viene chiamato Transatlantic Abort Landing site[67]. Sono disponibili diversi siti per l'atterraggio dello Shuttle. Le condizioni meteorologiche accettabili escludono la presenza di fulmini poiché, nonostante lo Shuttle sia schermato elettricamente dalla sua superficie conduttrice (come avviene negli aerei di linea), durante il lancio la scia dei propulsori potrebbe fornire un percorso conduttivo del fulmine verso terra[68]. Inoltre non può essere effettuato il lancio se sono presenti dei cumulonembi ad incudine (cumulonimbus incus) entro 10 miglia nautiche (19 km)[69].
Il giorno del lancio, dopo l'ultima pausa nel conteggio alla rovescia a T - 9 minuti, lo Shuttle inizia i preparativi finali. In questo periodo il conteggio viene controllato automaticamente tramite computer del centro di controllo lancio, da un software chiamato Ground Launch Sequencer. Esso arresta automaticamente il lancio se rileva un problema critico ad un qualunque sistema di bordo del velivolo.
A 16 secondi dal lancio, si attiva il sistema di soppressione del suono chiamato Sound Suppression System. Esso consiste nel riempimento della Mobile Launcher Platform con 1 100 m³ di acqua in modo da proteggere l'orbiter dall'energia acustica riflessa generata dallo scarico dei propulsori[70].

Lancio dello Shuttle Atlantis all'alba nel 2001. Il sole è dietro la telecamera e l'ombra dei gas di scarico interseca la Luna
A 10 secondi dal lancio vengono attivati i sistemi di accensione dell'idrogeno sotto ognuno dei tre ugelli dei propulsori dello Shuttle, in modo da eliminare eventuali gas stagnanti all'interno degli ugelli prima della partenza vera e propria. L'accumulo di questi gas potrebbe infatti provocare un'esplosione al momento dell'accensione. Viene iniziato, tramite le turbo pompe dei propulsori principali, il caricamento della camera di combustione con idrogeno ed ossigeno liquidi.
A 6,6 secondi dal lancio vengono accesi i tre propulsori sull'orbiter, in modo sequenziale ad un intervallo di 120 ms. I computer dello Shuttle (GPC) controllano che i propulsori raggiungano il 90% della spinta nominale prima di iniziare l'orientamento finale degli ugelli nella configurazione di lancio[71]. Quando i tre propulsori si accendono, l'enorme calore dello scarico trasforma una grande quantità d'acqua del sistema di soppressione in vapore che si sprigiona dalla piattaforma di lancio. I tre propulsori devono raggiungere il 100% della spinta entro 3 secondi dall'accensione; se tutto procede come previsto, al momento del lancio vengono attivati i razzi a combustibile solido. Una volta accesi, essi non possono essere spenti. Dopo l'avvio dei propulsori dell'Orbiter, ma mentre i booster sono ancora connessi alla piattaforma di lancio, la differenza di spinta dei tre propulsori provoca lo spostamento dell'intero gruppo di componenti (booster, serbatoio e orbiter) di 2 metri. Quando anche gli SRB raggiungono una spinta stabile, 8 cariche pirotecniche NASA standard detonator (NSD) vengono fatte detonare in successione da un computer di bordo chiamato Master Events Controller per sganciare il velivolo dalla piattaforma di lancio[72].
Poco dopo aver superato la torre della piattaforma di lancio, lo Shuttle inizia una manovra di rotazione per impostare l'inclinazione orbitale. Il veicolo sale nell'atmosfera compiendo un arco, accelerando man mano che il peso dei booster e del serbatoio diminuiscono. Quando si trova in orbita ad una altezza di circa 380 km la velocità è di 7,68 km/s (27 650 km/h).

Lo Shuttle a Mach 2,46 e ad una altezza di 66 000 piedi (20 000 m). Le superfici del velivolo sono colorate in base al coefficiente di pressione e i contorni grigi rappresentano la variazione di densità dell'aria circostante. I valori sono calcolati con il software OVERFLOW
Il punto, chiamato Max Q, è quello in cui lo Shuttle subisce la massima pressione aerodinamica e per questo motivo la spinta dei tre propulsori è temporaneamente diminuita per evitare stress alla struttura, particolarmente vulnerabile in alcune zone come le ali. In questo punto avviene un fenomeno noto come singolarità di Prandtl-Glauert: il velivolo effettua la transizione a velocità supersonica e si formano delle nubi di condensazione attorno ad esso[73].
Dopo 126 secondi dal lancio i booster sono esauriti e vengono distaccati dal velivolo attraverso l'attivazione di cariche esplosive e dei piccoli razzi di separazione che li allontanano dal resto del velivolo. Essi rientrano nell'atmosfera e sono rallentati da un sistema di paracadute fino all'ammaraggio nell'oceano. Lo Shuttle continua ad accelerare verso l'orbita con i tre propulsori principali. Al momento del distacco dei booster, il velivolo ha un rapporto spinta-peso inferiore a 1 — ovvero i propulsori hanno spinta insufficiente per contrastare la forza di gravità e la velocità verticale diminuisce temporaneamente. Tuttavia, il peso del propellente diminuisce man mano che viene bruciato dai propulsori, e, dopo poco, il rapporto spinta-peso torna ad essere maggiore di 1, aumentando l'accelerazione dello Shuttle (sempre più leggero) verso l'orbita.
La traiettoria a questo punto è molto piatta e quasi orizzontale. A circa 5 minuti e 45 secondi dopo la partenza, l'orbiter ruota per orientare le antenne di comunicazione verso i satelliti.
Nelle ultime decine di secondi di spinta dei propulsori, la massa del velivolo è sufficientemente bassa da richiedere la diminuzione della potenza di questi ultimi per limitare l'accelerazione a 3 g, per evitare un eccessivo stress fisico all'equipaggio.
I tre propulsori vengono spenti prima dell'esaurimento completo del carburante, poiché se fossero attivi in assenza di carburante si danneggerebbero gravemente. La quantità di ossigeno si esaurisce prima dell'idrogeno, poiché l'ossigeno liquido tende a reagire violentemente. Il serbatoio esterno viene sganciato attraverso cariche esplosive. Esso precipita nell'atmosfera disintegrandosi prima di toccare la superficie terrestre, generalmente sopra l'Oceano Indiano. La distruzione è agevolata dalla presenza di idrogeno al suo interno, che lo fa letteralmente esplodere, in modo da limitare la grandezza dei frammenti in caduta.
L'orbiter attiva i propulsori Orbital maneuvering system (OMS) per allontanarsi dal serbatoio. Nelle missioni verso la stazione spaziale i propulsori di manovra vengono attivati quando i propulsori principali sono ancora in funzione. In questo modo l'orbiter è in un percorso che, nel caso di malfunzionamento dei propulsori, lo riporterebbe in un sentiero di discesa verso la terra[74].


Lo Shuttle a Mach 2,46 e ad una altezza di 66 000 piedi (20 000 m). Le superfici del velivolo sono colorate in base al coefficiente di pressione e i contorni grigi rappresentano la variazione di densità dell'aria circostante. I valori sono calcolati con il software OVERFLOW
Shuttle attraversa l'atmosfera
Shuttle attraversa l'atmosfera






Procedure per il lancio

Il lancio di una missione dello Space Shuttle è controllato da un conto alla rovescia. Due orologi vengono utilizzati per il suo calcolo. Uno non ufficiale, chiamato L (launch), indica il tempo reale rimanente al lancio e uno ufficiale, più spesso menzionato e chiamato T, che include diverse sospensioni (hold) in concomitanza con lo svolgimento di alcune verifiche preliminari. Le sospensioni previste potranno essere allungate, qualora i parametri della missione lo permettano, nel caso si presentasse la necessità di ulteriori verifiche o il dover correggere alcuni problemi. I lanci verso la Stazione Spaziale Internazionale non consentono di estendere le sospensioni per lungo tempo a causa della limitata finestra di lancio a disposizione (della durata di non più di 10 minuti)[75][76][77][78].
Fasi principali del lancio[modifica wikitesto]
T -43 ore e in funzione - Il Direttore dei Test dello Shuttle effettua la tradizionale chiamata alle postazioni e il display del conto alla rovescia viene attivato.
Inizia il controllo finale del veicolo e delle attrezzature per il lancio
Controllo dei sistemi di volo di riserva
Controllo del software di volo memorizzato nelle unità di memoria di massa e dei display
Caricamento del software di volo di riserva nei computer di uso generale dell'orbiter
Rimozione delle piattaforme del ponte intermedio e del ponte di volo
Attivazione e test dei sistemi di navigazione
Completamento della preparazione per caricare i reagenti e il sistema di distribuzione
Completamento delle ispezioni preliminari al ponte di volo
T -27 ore e sospeso - Questa è la prima sospensione programmata e di solito dura quattro ore.
Allontanamento dalla piattaforma di lancio di tutto il personale non necessario
T -27 ore e in funzione
Inizio delle operazioni per caricare i reagenti criogenici nei serbatoi delle celle a combustibile dell'orbiter
T -19 ore e sospeso - Questa sospensione programmata di solito dura quattro ore.
Distacco dell'unità ombelicale intermedia dell'orbiter
T -19 ore e in funzione
Inizia la preparazione finale dei tre motori principali dell'orbiter
Riempimento del serbatoio dell'acqua del sistema di soppressione acustica
Chiusura dei servizi della coda sulla piattaforma di lancio
T -11 ore e sospeso - La durata di questa sospensione programmata varia, ma di solito dura dalle 12 alle 13 ore.
Preparazione dell'equipaggiamento degli astronauti
Spostamento della struttura di servizio rotante nella posizione "park"
Attivazione delle unità di misurazione inerziale e dei sistemi di comunicazione
T -11 ore e in funzione
Inizio dei controlli funzionali del tracker stellare
Caricamento della pellicola nelle numerose cineprese sulla rampa di lancio
Attivazione delle celle a combustibile
Allontanamento dall'area a pericolo di esplosioni di tutto il personale non necessario
Passaggio dei depuratori dell'aria dell'orbiter all'azoto gassoso
T -6 ore e sospeso - Questa sospensione programmata di solito dura due ore.
La squadra di lancio verifica che non ci siano violazioni dei criteri per il lancio prima di caricare il serbatoio esterno con i propellenti
Allontanamento di tutto il personale dalla piattaforma di lancio
Raffreddamento delle linee di trasferimento del propellente
Inizio del caricamento del serbatoio esterno con circa 1 900 m³ di propellenti criogenici
T -6 ore e in funzione
Conclusione del caricamento del serbatoio esterno con il carico di idrogeno liquido e ossigeno liquido
Il Final Inspection Team arriva alla rampa di lancio per effettuare una dettagliata ispezione del veicolo
T -3 ore e sospeso - Questa sospensione programmata di solito dura due ore
Esecuzione della calibrazione pre-volo dell'unità di misurazione inerziale
Allineamento delle antenne dell'Area di Lancio di Merritt Island
T -3 ore e in funzione

Gli astronauti Rex Walheim e Sandra Magnus stanno per entrare nello Space Shuttle Atlantis per la missione STS-135, mancano poche ore al lancio
L'equipaggio parte per la rampa di lancio
Completamento della preparazione per la chiusura della White Room della rampa di lancio
I membri dell'equipaggio iniziano ad entrare nell'orbiter
Controllo del posizionamento degli interruttori dell'abitacolo
Gli astronauti effettuano un controllo radio con il centro di controllo del lancio (Kennedy Space Center) e il controllo di missione (Johnson Space Center)
Chiusura del portellone dell'orbiter e ricerca di eventuali perdite
Completamento della chiusura della White Room
La squadra addetta alla chiusura si porta alla zona di rientro
I dati principali del sistema di guida sono trasferiti al sistema di riserva
T -20 minuti e sospeso - Questa sospensione programmata di solito dura 10 minuti.
Il Direttore dei Test dello Shuttle effettua l'ultimo briefing
Completamento dell'allineamento dell'unità di misurazione inerziale
T -20 minuti e in funzione
Passaggio del computer di bordo dell'orbiter alla configurazione di lancio
Inizio del condizionamento termico delle celle a combustibile
Chiusura delle valvole di sfiato della cabina dell'orbiter
Passaggio del sistema di volo di riserva alla configurazione di lancio
T -9 minuti e sospeso- Questa è l'ultima sospensione programmata e la lunghezza varia a seconda della missione.
Il direttore del lancio, la squadra di gestione della missione e il direttore dei test dello Shuttle chiedono ai propri team per un go/no go al lancio
T -9 minuti e in funzione

T-0: si accendo gli SRB e lo Space Shuttle decolla.
Avvio della sequenza automatica di lancio da terra
Ritrazione del braccio di accesso all'orbiter (T-7 minuti, 30 secondi)
Avvio unità di registrazione della missione (T-6 minuti, 15 secondi)
Avvio delle unità di alimentazione ausiliarie (T-5 minuti, 0 secondi)
Avvio del recupero dell'ossigeno liquido (T-4 minuti, 55 secondi)
Inizio dei test sulle superfici aerodinamiche dell'orbiter, seguiti dai test sull'orientamento dei motori principali (T-3 minuti, 55 secondi)
Pressurizzazione del serbatoio dell'ossigeno liquido (T-2 minuti, 55 secondi);
Ritrazione del braccio per lo sfiato dell'ossigeno gassoso, o "beanie cap" (T-2 minuti, 55 secondi)
I membri dell'equipaggio chiudono e bloccano le visiere dei caschi (T-2 minuti, 0 secondi)
Pressurizzazione del serbatoio dell'idrogeno liquido (T-1 minuto, 57 secondi)
Spegnimento riscaldatori bi-pod (T-1 minuto, 52 secondi)
Spegnimento dei riscaldatori dei giunti dei SRB (T-60 secondi)
L'orbiter è alimentato solo dall'energia interna (T-50 secondi)
Il sistema di controllo del lancio a terra è pronto per la sequenza di avvio automatica (T-31 secondi)
Attivazione del sistema di soppressione acustica della rampa di lancio (T-16 secondi)
Attivazione del sistema di combustione dell'idrogeno dei motori principali (T-10 secondi)
Accensione dei motori principali (T-6,6 secondi)
T -0
Accensione dei razzi a combustibile solido e decollo[79]
Rientro e atterraggio[modifica wikitesto]

Il Columbia tocca la pista al Kennedy Space Center al termine della missione STS-73
Quasi tutte le procedure di rientro atmosferico dello Shuttle sono controllate dai computer, anche se è sempre possibile accedere ai controlli manuali in caso di emergenza. L'avvicinamento e l'atterraggio possono essere controllate dal pilota automatico, ma normalmente sono effettuate dai piloti.
Il veicolo inizia il rientro attivando i propulsori OMS di manovra, mentre vola "sottosopra" e con la coda dell'orbiter in direzione del movimento. I motori restano accesi per 3 minuti, riducendo la velocità dello Shuttle di circa 90 m/s ed abbassando il suo perigeo verso l'atmosfera superiore. Successivamente ruota su se stesso, ponendo la prua verso l'alto.
La densità dell'aria inizia a manifestare i suoi effetti quando il velivolo si trova a 400 000 piedi (120 000 m) di altezza ad una velocità di 8,2 km/s (Mach 25). Il veicolo in quel momento è controllato dai propulsori del Reaction Control System e dalle superfici di volo, in modo da mantenere un assetto cabrato di 40°. Questa posizione produce un notevole attrito che non solo rallenta l'orbiter fino a raggiungere una velocità di atterraggio, ma diminuisce anche il riscaldamento esterno. Inoltre, il veicolo effettua un percorso con curve a "S" con angolo di virata di 70°[85].

Endeavour dispiega il paracadute per aumentare la frenata.
Il rapporto massimo di planata (rapporto resistenza-portanza) muta considerevolmente con la velocità, passando da 1:1 a velocità ipersoniche, 2:1 a velocità supersoniche fino a raggiungere 4,5:1 in volo subsonico durante l'avvicinamento e l'atterraggio[86].
Nell'atmosfera inferiore l'orbiter si sposta come un "aliante", tranne per la velocità di discesa considerevolmente più elevata (50 m/s).
Quando ha rallentato a circa Mach 3, vengono attivate due sonde sulla parte destra e sinistra della fusoliera inferiore dell'orbiter, per misurare la pressione atmosferica in relazione al movimento del veicolo.
Quando inizia la fase di avvicinamento e atterraggio, l'orbiter si trova a 3 000 m di altezza e ad una distanza di 12 km dalla pista. I piloti applicano i freni aerodinamici per rallentare il velivolo da 682 km/h a circa 346 km/h (velocità finale di atterraggio). Il carrello di atterraggio viene fatto scendere quando l'orbiter si muove a 430 km/h. Quando le ruote toccano la pista, per aiutare i freni, viene dispiegato un paracadute che si sgancia quando ha rallentato l'orbiter a circa 110 km/h.
Dopo l'atterraggio, il veicolo si arresta sulla pista per diversi minuti in modo da disperdere i velenosi vapori di idrazina, utilizzata come carburante sia nel reaction control system che nelle tre auxiliary power unit. Inoltre è necessario attendere un certo periodo di tempo per far raffreddare la fusoliera esterna prima di poter far scendere gli astronauti[8

Procedure per l'atterraggio[modifica wikitesto]
Per iniziare l'atterraggio, l'Orbiter ruota in modo da tenere la coda nella direzione dell'orbita ed effettua una accensione dei propulsori detta Deorbit Burn, per uscire dall'orbita. Questa accensione infatti rallenta la navetta ed essa inizia la discesa verso l'atmosfera terrestre. L'accensione dura dai tre ai quattro minuti e l'atterraggio avviene circa un'ora dopo. Il momento dell'accensione viene chiamato Time of Ignition - TIG.
Fasi principali dell'atterraggio[modifica wikitesto]
TIG-4 ore
Inizio preparazione per l'atterraggio
Computer di bordo configurati per il rientro
Sistemi idraulici che comandano le superfici aerodinamiche configurati per il rientro
TIG-3 ore
Chiusura della stiva di carico
Conferma del Controllo Missione
TIG-2 ore
L'equipaggio indossa le tute di lancio e si fissa ai sedili
TIG-1 ora
Conferma del Controllo missione per l'accensione per l'uscita dall'orbita
TIG
Accensione propulsori per 3 o 4 minuti
Atterraggio - 30 minuti
L'orbiter e il suo equipaggio iniziano a sentire gli effetti dell'atmosfera. A questo punto l'orbiter si trova a circa 80 miglia (129 km) di altezza ed è il punto dell'Entry Interface o Interfaccia d'ingresso.
Per rallentare la discesa, l'Orbiter effettua una serie di quattro virate di 80° formando una "S"
Atterraggio - 5 minuti
L'Orbiter continua a rallentare la sua velocità e il comandante prende il controllo manuale del velivolo, scendendo a 19°
Atterraggio - 15 secondi
Estensione del carrello di atterraggio
Atterraggio
L'orbiter tocca la pista ad una velocità compresa tra 344 km/h e 363 km/h
Pochi istanti dopo viene aperto il paracadute per rallentare
Siti di atterraggio[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Lista delle piste di atterraggio dello Space Shuttle.
Condizioni permettendo, lo Shuttle atterra sempre al Kennedy Space Center; tuttavia, se la situazione meteorologica non rende possibile l'atterraggio, è possibile utilizzare la base di Edwards in California o altre piste di atterraggio. Lo Space Shuttle Columbia, durante la missione STS-3 atterrò anche alla White Sands Missile Range nel Nuovo Messico, anche se questo sito è considerato come ultima scelta poiché gli ingegneri temono che la sabbia possa danneggiare la parte esterna dell'orbiter.
Le operazioni di manutenzione[modifica wikitesto]

Lo Shuttle Discovery viene portato nell'OPF al termine della missione STS-114.
Al termine della missione, l'orbiter viene spostato in uno dei tre edifici dedicati (Orbiter Processing Facility OPF) che si trovano al Kennedy Space Center, in cui vengono eseguite le operazioni di manutenzione ordinaria. L'orbiter viene sollevato da diverse piattaforme mobili che permettono l'accesso alle diverse parti della navetta. Per prima cosa vengono aperte le porte del vano carico ed estratto il carico utile della missione precedente. Molte altre componenti vengono poi rimosse per essere analizzate con più cura, tra cui i tre motori principali (SSME) che vengono revisionati in un edificio dedicato (Main Engine Processing Facility)[87].
Lo scudo termico viene analizzato mattonella per mattonella e quelle che risultano danneggiate o mostrano segni di cedimento vengono sostituite. Vengono analizzati e corretti i malfunzionamenti che si sono verificati nell'ultima missione. Il carrello di atterraggio e altre componenti strutturali vengono accuratamente ispezionati. La manutenzione e la configurazione dell'Orbiter per la missione successiva ha mediamente la durata di meno di 100 giorni[66].
Aggiornamenti[modifica wikitesto]
Le operazioni di manutenzione e aggiornamento vengono eseguite periodicamente con due obiettivi principali: limitare il rischio e ridurre i costi di manutenzione. Alcuni aggiornamenti apportati nel 2000 hanno avuto lo scopo di ridurre il rischio di perdita della navetta durante la fase di ascesa e di migliorare le informazioni a disposizione delle squadre di emergenza. Queste migliorie hanno ridotto il rischio di perdita della navetta da 1/248 a 1/483. Questo rischio, stimato a 1/78 nel 1988 per la missione STS-26, fu ridotto a 1/248 agendo soprattutto sull'affidabilità degli SSME[88].
Tra i più importanti aggiornamenti effettuati sulla navetta si possono citare[89]:
Rafforzamento del carrello per consentire l'atterraggio dello Shuttle alla Shuttle Landing Facility;
L'installazione della camera di compensazione e sistema di ancoraggio nel vano di carico dello Shuttle per l'attracco con la stazione spaziale Mir;
L'installazione di un glass cockpit di moderna concezione in cabina di comando al posto della strumentazione analogica.
L'aumento della potenza massima dei motori SSME portati, dopo varie modifiche, al 109% della potenza originale (ma in condizioni normali non si supera il 104%).

Tipologie di missioni[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Lista delle missioni dello Space Shuttle.
Lo Space Shuttle è stato progettato come un veicolo dotato di grande versatilità. Durante la sua vita operativa è stato impiegato per il trasporto di grandi carichi verso diverse orbite, per il trasferimento dell'equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale e per effettuare missioni di manutenzione come quelle sul telescopio spaziale Hubble.

Lancio e manutenzione di satelliti[modifica wikitesto]

I lavori sul telescopio spaziale Hubble nel corso della missione STS-103.
All'inizio della fase operativa dello Space Shuttle, il suo principale compito era quello di inserire in orbita satelliti. La NASA sperava di abbassare i costi di lancio grazie alla riusabilità della navetta. Durante la prima missione operativa, STS-5, che seguiva i primi voli di test, il Columbia ha messo in orbita bassa i satelliti di comunicazione Anik C-3 e SBS-C che poi raggiunsero l'orbita geostazionaria utilizzando il proprio motore. Anche le tre missioni successive furono dedicate al lancio di satelliti.[90]
Lo Shuttle è l'unico veicolo spaziale capace di riportare i satelliti sulla Terra. La prima missione di questo tipo è stata la STS-51-A. La navetta è anche in grado di raggiungere satelliti e agganciarli in modo da permettere all'equipaggio di effettuare delle riparazioni. Il caso più noto è quello del telescopio spaziale Hubble: cinque missioni dello Space Shuttle sono state dedicate ai lavori di manutenzione al fine di estenderne la vita operativa. La prima missione ha potuto salvare il telescopio spaziale che inizialmente non era in grado di funzionare a seguito di un errore di progettazione. L'ultima missione per questo scopo, la STS-125, ha avuto luogo nel 2009.[91]
Dopo il disastro del Challenger nel 1986, venne deciso che la navetta non avrebbe più portato satelliti commerciali in orbita ma solo satelliti militari, scientifici e governativi. Il lancio di questi risultò, al contrario delle aspettative, molto costoso e a poco a poco si è tornati ad utilizzare lanciatori convenzionali. L'ultima missione dello Shuttle per lanciare un satellite è stata la STS-93 che mise in orbita il Chandra durante l'estate 1999.[92]
Lancio di sonde spaziali[modifica wikitesto]
Lo Shuttle era stato concepito anche per il lancio di sonde spaziali e a tal fine, nell'ambito del progetto Shuttle-Centaur, era stata sviluppata una versione del razzo Centaur adatta ad essere trasportata dalla navetta spaziale. Dopo il disastro del Challenger del 1986, il trasporto del Centaur venne ritenuto pericoloso e al suo posto si preferì utilizzare l'Inertial Upper Stage[93]. La navetta spaziale ha lanciato alcune importanti sonde interplanetarie, come: la Sonda Magellano, la Sonda Galileo e la Sonda Ulisse; in seguito, per il lancio delle sonde si è tornati ai lanciatori convenzionali.
Laboratorio spaziale[modifica wikitesto]

Lo Spacelab installato nella stiva
La ricerca nel campo della microgravità è stato un altro importante obbiettivo delle missioni Shuttle. La navetta offre una piattaforma flessibile che consente di eseguire esperimenti di qualsiasi tipo. Il vano carico può ospitare esperimenti esposti in vuoto o in un modulo pressurizzato in cui l'equipaggio può svolgere attività di ricerca, in ambiente vivibile. Il primo laboratorio di questo tipo è stato lo Spacelab sviluppato dalla Agenzia spaziale europea, il cui volo inaugurale ha avuto luogo durante la missione STS-9 nel novembre 1983. Spacelab ha partecipato a 22 missioni Shuttle, l'ultimo volo si è avuto nel 1998 con la STS-90.[94][95]
Lo Spacehab fu il successore di Spacelab. Molto più flessibile, lo spazio laboratorio poteva essere utilizzato anche per trasporto materiale verso la Stazione Spaziale Internazionale.[96][97] L'ultima missione dedicata esclusivamente alla ricerca è stata la STS-107 dello Space Shuttle Columbia, esploso poi nella fase di rientro.
Anche le missioni Shuttle che non sono principalmente finalizzate alla ricerca scientifica portano con sé esperimenti. Spesso nel vano di carico vengono inseriti esperimenti scientifici che vengono eseguiti automaticamente. L'equipaggio spesso svolge anche esperimenti sul ponte della navetta, durante la permanenza in orbita.

Atlantis lascia la stazione spaziale Mir
Atlantis lascia la stazione spaziale Mir.

Lo Shuttle per conquistare il mercato dei lanci commerciali (1982-1985)[modifica wikitesto]

Un satellite per telecomunicazioni viene rilasciato dalla stiva dello Space Shuttle Columbia durante la missione STS-5, la prima del programma con uno scopo operativo, dopo i primi quattro test.
L'11 novembre 1982 lo Shuttle Columbia inizia la fase operativa del programma con la missione STS-5 in cui mette in orbita due satelliti per telecomunicazioni privati. In questo momento la navetta possiede il monopolio del mercato statunitense per i lanci di satelliti, sia pubblici che privati, militari o civili. La NASA sperava di raggiungere una frequenza di un lancio a settimana. Allo scopo di attirare clienti internazionali, il costo del lancio è sottovalutato e vengono praticati sconti anche per i lanci di satelliti militari. Grazie a questi incentivi già nove operatori di telecomunicazione internazionali si rivolsero alla NASA per il lancio dei propri satelliti, questo portò al lancio di 24 satelliti commerciali nei primi tre anni di attività della navetta. Il numero teorico di satelliti trasportabili in una sola missione è di cinque, ma non potendo prevedere le conseguenze di un atterraggio di emergenza con tale peso, la NASA, prudentemente preferì fissare a tre il numero massimo. La navetta mise anche in orbita i satelliti TDRS della NASA. Il 4 aprile 1983 allo Shuttle Columbia si affiancò una nuova navetta: il Challenger. In questi primi iniziarono anche le missioni con a bordo lo Spacelab che fu portato in orbita per quattro volte[100].
Il pubblico seguì con vivo interesse i primi voli della navetta che vantava caratteristiche uniche, ma la grande richiesta di lanci, da parte di clienti internazionali, mascherava le prime difficoltà finanziarie del programma. Nel 1985 apparve chiaro che la NASA aveva dei problemi a lanciare più di uno Shuttle al mese, una frequenza di cinque volte inferiore a quella preventivata e su cui si basavano i calcoli di budget. La manutenzione, infatti, apparve estremamente più complessa del previsto e questi costi non poterono essere caricati sul budget dell'ente, poiché era bloccato fino al 1988[101].
Intanto vennero prodotti altri due Orbiter: il Discovery nel novembre del 1983 e l'Atlantis nell'aprile del 1985[102][103]..
Il disastro del Challenger e le sue conseguenze (1986)[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro dello Space Shuttle Challenger.

La disintegrazione del Challenger al decollo della missione STS-51-L.
Il 28 gennaio 1986 la navetta Challenger andò distrutta dopo 73 secondi dal lancio, uccidendo l'intero equipaggio della missione STS-51-L. La causa fu un guasto a una guarnizione, detta O-ring, nel segmento inferiore del razzo a propellente solido (SRB) destro[104]. Questa era la venticinquesima missione del programma e il decimo volo del Challenger. L'indagine della Commissione Rogers evidenziò la cattiva gestione del programma da parte della NASA: Il problema che ha causato l'incidente era già stato identificato ma sottovalutato a causa di un miope approccio e di una mancanza di dialogo tra i vari responsabili[105]. Il rapporto rivelò inoltre che i rischi delle missioni erano superiori a quanto stimato.
Questo rapporto modificò pesantemente l'operatività della navetta. Venne infatti stabilito che il lancio di satelliti e qualunque altra operazione spaziale che non avesse dovuto disporre di un equipaggio per il suo raggiungimento, si sarebbe realizzata mediante lanciatori convenzionali, in modo da non rischiare inutilmente vite umane, cosa ritenuta moralmente inaccettabile per una missione spaziale. Questa scelta comportò la fine della carriera commerciale dello Space Shuttle. Poiché lo sviluppo di lanciatori convenzionali era rimasto fermo per l'utilizzo della navetta, questo contribuì al successo del lanciatore europeo Ariane[101].
Il Challenger venne sostituito dall'Endeavour, costruito con parti di ricambio delle altre navette, nel maggio del 1991[106].
L'operatività della navetta dopo il Challenger (1988-2003)[modifica wikitesto]
Dopo una pausa durata trentadue mesi, la prima missione dopo l'incidente, STS-26, fu lanciata il 29 settembre 1988. Dopo l'incidente del Challenger il Dipartimento della Difesa rinunciò all'uso della navetta spaziale. Una navetta e una base di lancio dedicata esclusivamente alle necessità militare era stata costruita presso la Vandenberg Air Force Base e stava per essere inaugurata al momento dell'incidente Challenger: non sarà mai utilizzata. Nonostante la nuova scelta per l'uso della navetta, vari satelliti (TDR, telecomunicazioni satellitari) e sonde (Galileo e Ulisse) furono inviati nello spazio grazie ad essa, poiché il loro design non consentiva la messa in orbita per mezzo di vettori tradizionali[107].
L'incidente Shuttle Columbia e la decisione di cancellare il programma (2003-2010)[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro dello Space Shuttle Columbia.

Una commemorazione improvvisata all'entrata principale del Johnson Space Center a Houston, dopo l'incidente del Columbia.
Il 1º febbraio 2003 l'orbiter Columbia, dopo che lo scudo termico rimase danneggiato da un pezzo del serbatoio esterno staccatosi al momento del lancio, si disintegrò durante il rientro atmosferico uccidendo tutti i membri del suo equipaggio[108]. Ancora una volta venne messa in discussione la gestione del programma da parte della NASA: l'anomalia che aveva portato al disastro era già nota, ma non venne mai risolta[109]. Inoltre, il fitto calendario di montaggio della Stazione Spaziale Internazionale, imposto nel 2001 dai tagli al bilancio imposti dalla NASA, mise sotto pressione l'ente spaziale tanto da fargli sottovalutare i rischi. Quando dopo 18 mesi i voli ripresero con la missione STS-114, molte misure vennero adottate per limitare i rischi. Ad ogni missione venne imposta una accurata ispezione dello scudo termico (mediante l'Orbiter Boom Sensor System) una volta raggiunta l'orbita. Se la valutazione avesse riscontrato dei problemi irrisolvibili, un secondo Shuttle era pronto per essere lanciato per compiere una missione di salvataggio (missione chiamata STS-3xx).
Il 15 gennaio 2004, il Presidente statunitense George W. Bush rese pubblici gli obiettivi a lungo termine del programma spaziale americano nel campo dell'esplorazione del sistema solare e delle missioni umane. Questa strategia è formalizzata nel Vision for Space Exploration. La definizione di questo documento fu spinta da due motivazioni[110][111]

Lancio di STS-114, lo Shuttle torna a volare.
La NASA doveva sostituire la flotta di navette spaziali, che risaliva a quasi tre decenni prima, ma la Stazione Spaziale doveva essere completata e resa pienamente operativa;
Il Presidente voleva ricondursi ai successi del Programma Apollo, fissando obiettivi ambiziosi e coinvolgenti che vedevano in primo piano l'esplorazione dello spazio da parte dell'uomo.
Le ultime missioni[modifica wikitesto]
Facendo eco all'approccio del Presidente John Kennedy, George W. Bush chiese alla NASA di realizzare un programma che consentisse di effettuare viaggi sulla Luna entro il 2020. Questo programma prese il nome di Programma Constellation. Si stabilì inoltre che i voli dello Shuttle dovessero terminare entro il 2010, quando la Stazione Spaziale Internazionale doveva essere completata[112].
Nel 2010, il presidente neoeletto Barack Obama, cancellò il Constellation per motivi di bilancio e protrasse la vita dello Shuttle fino alla prima metà del 2011, con la missione conclusiva STS-135 effettuata l'8 luglio

Il disastro del Challenger e le sue conseguenze (1986)[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro dello Space Shuttle Challenger.

La disintegrazione del Challenger al decollo della missione STS-51-L.
Il 28 gennaio 1986 la navetta Challenger andò distrutta dopo 73 secondi dal lancio, uccidendo l'intero equipaggio della missione STS-51-L. La causa fu un guasto a una guarnizione, detta O-ring, nel segmento inferiore del razzo a propellente solido (SRB) destro[104]. Questa era la venticinquesima missione del programma e il decimo volo del Challenger. L'indagine della Commissione Rogers evidenziò la cattiva gestione del programma da parte della NASA: Il problema che ha causato l'incidente era già stato identificato ma sottovalutato a causa di un miope approccio e di una mancanza di dialogo tra i vari responsabili[105]. Il rapporto rivelò inoltre che i rischi delle missioni erano superiori a quanto stimato.
Questo rapporto modificò pesantemente l'operatività della navetta. Venne infatti stabilito che il lancio di satelliti e qualunque altra operazione spaziale che non avesse dovuto disporre di un equipaggio per il suo raggiungimento, si sarebbe realizzata mediante lanciatori convenzionali, in modo da non rischiare inutilmente vite umane, cosa ritenuta moralmente inaccettabile per una missione spaziale. Questa scelta comportò la fine della carriera commerciale dello Space Shuttle. Poiché lo sviluppo di lanciatori convenzionali era rimasto fermo per l'utilizzo della navetta, questo contribuì al successo del lanciatore europeo Ariane[101].
Il Challenger venne sostituito dall'Endeavour, costruito con parti di ricambio delle altre navette, nel maggio del 1991[106].
L'operatività della navetta dopo il Challenger (1988-2003)[modifica wikitesto]
Dopo una pausa durata trentadue mesi, la prima missione dopo l'incidente, STS-26, fu lanciata il 29 settembre 1988. Dopo l'incidente del Challenger il Dipartimento della Difesa rinunciò all'uso della navetta spaziale. Una navetta e una base di lancio dedicata esclusivamente alle necessità militare era stata costruita presso la Vandenberg Air Force Base e stava per essere inaugurata al momento dell'incidente Challenger: non sarà mai utilizzata. Nonostante la nuova scelta per l'uso della navetta, vari satelliti (TDR, telecomunicazioni satellitari) e sonde (Galileo e Ulisse) furono inviati nello spazio grazie ad essa, poiché il loro design non consentiva la messa in orbita per mezzo di vettori tradizionali[107].
L'incidente Shuttle Columbia e la decisione di cancellare il programma (2003-2010)[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Disastro dello Space Shuttle Columbia.

Una commemorazione improvvisata all'entrata principale del Johnson Space Center a Houston, dopo l'incidente del Columbia.
Il 1º febbraio 2003 l'orbiter Columbia, dopo che lo scudo termico rimase danneggiato da un pezzo del serbatoio esterno staccatosi al momento del lancio, si disintegrò durante il rientro atmosferico uccidendo tutti i membri del suo equipaggio[108]. Ancora una volta venne messa in discussione la gestione del programma da parte della NASA: l'anomalia che aveva portato al disastro era già nota, ma non venne mai risolta[109]. Inoltre, il fitto calendario di montaggio della Stazione Spaziale Internazionale, imposto nel 2001 dai tagli al bilancio imposti dalla NASA, mise sotto pressione l'ente spaziale tanto da fargli sottovalutare i rischi. Quando dopo 18 mesi i voli ripresero con la missione STS-114, molte misure vennero adottate per limitare i rischi. Ad ogni missione venne imposta una accurata ispezione dello scudo termico (mediante l'Orbiter Boom Sensor System) una volta raggiunta l'orbita. Se la valutazione avesse riscontrato dei problemi irrisolvibili, un secondo Shuttle era pronto per essere lanciato per compiere una missione di salvataggio (missione chiamata STS-3xx).
Il 15 gennaio 2004, il Presidente statunitense George W. Bush rese pubblici gli obiettivi a lungo termine del programma spaziale americano nel campo dell'esplorazione del sistema solare e delle missioni umane. Questa strategia è formalizzata nel Vision for Space Exploration. La definizione di questo documento fu spinta da due motivazioni[110][111]

Lancio di STS-114, lo Shuttle torna a volare.
La NASA doveva sostituire la flotta di navette spaziali, che risaliva a quasi tre decenni prima, ma la Stazione Spaziale doveva essere completata e resa pienamente operativa;
Il Presidente voleva ricondursi ai successi del Programma Apollo, fissando obiettivi ambiziosi e coinvolgenti che vedevano in primo piano l'esplorazione dello spazio da parte dell'uomo.
Le ultime missioni[modifica wikitesto]
Facendo eco all'approccio del Presidente John Kennedy, George W. Bush chiese alla NASA di realizzare un programma che consentisse di effettuare viaggi sulla Luna entro il 2020. Questo programma prese il nome di Programma Constellation. Si stabilì inoltre che i voli dello Shuttle dovessero terminare entro il 2010, quando la Stazione Spaziale Internazionale doveva essere completata[112].
Nel 2010, il presidente neoeletto Barack Obama, cancellò il Constellation per motivi di bilancio e protrasse la vita dello Shuttle fino alla prima metà del 2011, con la missione conclusiva STS-135 effettuata l'8 luglio[

La fine dell'era dello Shuttle[modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Abbandono dello Space Shuttle.

L'Atlantis fa il suo ritorno al KSC dopo la sua ultima missione, STS-135.
Il 21 luglio 2011, con l'atterraggio al Kennedy Space Center dell'STS-135 Atlantis, lanciato l'8 luglio 2011, si conclude ufficialmente l'era dello Space Shuttle. I tre orbiter rimasti, Discovery (OV-103), Atlantis (OV-104) ed Endeavour (OV-105) saranno ricondizionati per poter essere esposti in diversi musei di storia aerospaziale negli Stati Uniti a partire dal 2012. Essi si andranno ad aggiungere all'orbiter Enterprise (OV-101) che non ha mai volato nello spazio ed è servito unicamente per le prove dinamiche di rientro ed atterraggio.[115]
Molte parti utilizzate nel programma verranno esposte in vari musei. Circa 7 000 piastrelle facenti parte dello scudo termico sono state proposte, a 25 dollari l'una, alle scuole e università statunitensi che ne faranno richiesta.[116]
Il 12 aprile 2011, la NASA ha annunciato i siti in cui verranno esposti gli Orbiter rimasti:[117][118]
L'Atlantis è esposto all'interno dello Space Shuttle Atlantis HOME nell'area visitatori del Kennedy Space Center a Cape Canaveral, Florida.
Il Discovery è stato posto al Steven F. Udvar-Hazy Center dello Smithsonian Institution in Virginia, vicino a Washington, D.C. a partire dal 21 aprile 2012
L'Endeavour sarà esposto presso il California Science Center di Los Angeles, California.
L' Enterprise (orbiter utilizzato per i test in atmosfera), precedentemente esposto al Steven F. Udvar-Hazy Center è stato spostato all' Intrepid Sea-Air-Space Museum di New York.
Il Pathfinder (il modellino per i test) è esposto nel museo United States Space & Rocket Center ad Huntsville, in Alabama.
Note[modifica wikitesto]
^ Space Transportation System in inglese letteralmente significa "sistema di trasporto spaziale".
^ "Space Shuttle" tradotto letteralmente significa "navetta spaziale".
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Bibliografia[modifica wikitesto]
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scudo termico shuttle
scudo termico shuttle
 
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jerry0398
view post Posted on 24/11/2016, 03:22     +1   -1




Che bella avventura max peccato per il finale. Adesso gli shuttle sono andati in pensione chiusi in un museo. Mi domando, e se si sfascia qualche satellite delle telecomunicazioni come fanno i tecnici ad andare ad aggiustarlo? visto che gli shuttle sono andati già in pensione

Edited by maxmaxuell - 24/11/2016, 03:25
 
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maxmaxuell
view post Posted on 24/11/2016, 03:27     +1   -1




Bella domanda caro sorcetto, ti posso dire solo due ipotesi:

1) Avranno trovato un altro mezzo per andare sullo spazio
2) Chiederanno ad un altro Paese di andare in orbita con un loro veicolo per andare ad aggiustarlo
 
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jerry0398
view post Posted on 24/11/2016, 03:28     +1   -1




Gia non vedo altra spiegazione
 
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maxmaxuell
view post Posted on 24/11/2016, 03:40     +1   -1




shuttle
shuttle foto 1

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shuttle foto 2

Shuttle Atlantis si collega con Stazione Spaziale Mir
Shuttle Atlantis si collega con Stazione Spaziale Mir

shuttle foto 3

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jerry0398
view post Posted on 24/11/2016, 03:41     +1   -1




Bellissime queste foto max
 
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maxmaxuell
view post Posted on 24/11/2016, 04:04     +1   -1




rosat
shuttle foto 7

XMM-Newton_br.en
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jerry0398
view post Posted on 24/11/2016, 04:09     +1   -1




La 13 e la stazione spaziale internazionale?
 
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maxmaxuell
view post Posted on 24/11/2016, 04:17     +1   -1




si la 13 esima si. La ISS



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shuttle e altro
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jerry0398
view post Posted on 24/11/2016, 04:19     +1   -1




Bello il 25 ino shuttle fatto su misura per me
 
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maxmaxuell
view post Posted on 24/11/2016, 04:21     +1   -1




Ti piace lo Shuttle ah? mi fa piacere il 25 te lo regalo per natale... caro Topino!
 
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jerry0398
view post Posted on 24/11/2016, 04:22     +1   -1




Grazie max
 
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16 replies since 23/11/2016, 23:48   433 views
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