Cannoni prima guerra mondiale e seconda

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maxmaxuell
view post Posted on 30/11/2015, 02:41     +1   -1




Cannoni prima guerra mondiale e seconda


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Per cannone si intende una bocca da fuoco che spara a tiro diretto (nel primo arco della parabola), quindi deve avere una velocità alla bocca relativamente elevata. Questo comporta, morfologicamente, che la canna del cannone deve avere una lunghezza maggiore di quella di un obice.

In linea di massima in artiglieria sono indicati come cannoni le armi che hanno una lunghezza della canna superiore a 30 calibri. La classificazione delle armi di artiglieria in cannoni e obici risale al generale Gribeuval, che definì come cannoni le armi che sparavano a palla piena ed obici quelle che invece usavano granate.

Storia[modifica | modifica wikitesto]
Origini[modifica | modifica wikitesto]
Il modello di cannone più antico, funzionante senza l'uso della polvere da sparo, venne progettato da Ctesibio d'Alessandria nel III secolo a.C. Ben poco si sa di questa primitiva invenzione in quanto molti documenti riguardanti le invenzioni di Ctesibio sono andati perduti.[1]
Come tutte le armi da fuoco, i cannoni sono discendenti della lancia da fuoco, un'arma composta da un tubo riempito di polvere da sparo che nell'antica Cina veniva utilizzato come lanciafiamme.[2] L'arma era a volte caricata con frammenti di vari materiali che sarebbero stati sparati con lo scopo di massimizzare il danno provocato dall'arma.[3]

Mondo islamico[modifica | modifica wikitesto]
Se si fa eccezione per l'uso di alcune piccole artiglierie da parte dei Merinidi marocchini di Abu Yusuf Ya'qub ibn 'Abd al-Haqq, nel corso dell'assedio di Sijilmasa del 1274, nel mondo islamico le novità comportate dall'uso in battaglia delle artiglierie furono appieno apprezzate dagli Ottomani che, al contrario dei Mamelucchi e di altre dinastie musulmane coeve, organizzarono fin dal XIV secolo fonderie in grado di fabbricare ottimi cannoni, sfuggendo alla maggior parte dei problemi comportati da una poco sviluppata arte di fondere il ferro.

Fu grazie all'impiego delle artiglierie, in bronzo e ferro, in grado di scagliare proietti con elevata energia e di evitare i problemi dell'eccessivo riscaldamento del metallo e dell'inevitabile deformazione delle canne - quand'anche non della loro rottura, spesso catastrofica per gli addetti ai pezzi - che la fanteria d'élite dei Giannizzeri - a lungo la sola a fruire delle artiglierie al seguito - si mise presto in mostra in Europa per efficienza tattica e superiore capacità di fuoco, trionfando in moltissime delle battaglie in cui era stata impegnata.

È noto l'impiego di batterie di cannoni, per un totale di 68 grandi bombarde (topa tutmak ), nel corso del vittorioso assedio di Costantinopoli di Mehmet II Fatih del 1453,[4] grazie alle superiori capacità di fonditore dell'ungherese Urban,[5] che tuttavia sembra sia morto nell'esplosione di una bombarda di eccezionale grandezza (calibro 889 mm, lunga 8 metri e del peso di 48 tonnellate).
Non per questo gli Ottomani rinunciarono alla fabbricazione e all'impiego di grandi artiglierie. Un esempio è il cannone dei Dardanelli, impiegato nella Operazione Dardanelli del 1807, nel quadro della guerra anglo-turca (1807-1809).

L'interesse spiccato per le tecniche di fusione dei cannoni indusse lo stesso Mehmet II a far costruire, nelle immediate adiacenze del quartiere istanbuliota di Galata, una grande fonderia (tophane ) che ha dato poi il nome all'intera area. I locali sono ancora oggi esistenti e destinati ad ospitare mostre ed altri eventi culturali di rilievo.

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