il bombardamento del 9 luglio 1943

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max_400
view post Posted on 10/7/2013, 12:29     +1   -1




il bombardamento del 9 luglio 1943
bombardamenti alleati su Taormina e Caltanissetta


palazzi distrutti





Nel corso della seconda guerra mondiale, il 9 luglio 1943 un bombardamento aereo degli Alleati provoca 351 vittime civili; il 18 luglio 1943 truppe americane, provenienti da Gela, entrano a Caltanissetta e la liberano dal giogo nazista.
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9 luglio ricorre il 69° anniversario del primo bombardamento aereo della città, con la città che fino al 17 luglio 1943 fu a più riprese colpita dalle bombe delle fortezze volanti degli alleati che preparavano l’invasione dell’isola. Caltanissetta e i comuni della provincia pagavano, così, il pesante tributo di 751 vittime civili, delle quali 350 (di cui un terzo bambini) nel solo capoluogo, con migliaia di feriti.

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via cavour bombardata nel caltanissetta - 1943

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Sabato 9 luglio ricorre il 69° anniversario del primo bombardamento aereo della città, con la città che fino al 17 luglio 1943 fu a più riprese colpita dalle bombe delle fortezze volanti degli alleati che preparavano l’invasione dell’isola. Caltanissetta e i comuni della provincia pagavano, così, il pesante tributo di 751 vittime civili, delle quali 350 (di cui un terzo bambini) nel solo capoluogo, con migliaia di feriti.

Caltanissetta – via Cavour bombardata

L’inizio del 1943 vede una città che, come le altre, si dibatte tra problemi di sopravvivenza. La popolazione s’è abituata all’oscuramento serale, con la luce elettrica erogata a giorni alterni e solo per un paio d’ore, e le uniche lampade accese sono colorate di blu. C’è poi il razionamento alimentare, e si ricorre alle tessere annonarie distribuite dal Comune per avere le razioni dei generi di prima necessità. Per ogni razione si stacca un bollino, e altro non si può ottenere a meno che non ci si rivolga al mercato nero, fiorente in città. Anche l’acqua potabile scarseggia, ed i pozzi del circondario sono completamente a secco. Con l’arrivo della calura, e dei primi volantini con i quali gli alleati invitano la popolazione ad allontanarsi dagli obiettivi militari, molti sfollano per le campagne.

Quel 9 luglio 1943, alle 17,30, improvvisamente la guerra bussa forte a Caltanissetta. In cielo c’è uno spettacolo avvincente e terrorizzante al tempo stesso: ben 81 bombardieri compaiono, suddivisi in formazioni da 27 velivoli ciascuna. Molti hanno appena il tempo di alzare lo sguardo, increduli, prima di correre ai pochi rifugi antiaerei disponibili.

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E’ la prima ondata, la più terrificante , e sotto le bombe scompare buona parte della città. La zona del centro è la più colpita: i due corsi principali sono sconquassati, crolla il tetto della Cattedrale, di San Sebastiano resta in piedi la sola facciata. Anche la zona della “Badia” è colpita e delle case di via Vespri Siciliani non resta che un ammasso di macerie. La chiesa di S. Lucia scompare sotto le bombe, così come le case antistanti. Macerie anche alla “Provvidenza”, agli “Angeli”, crolla anche un’ala dell’ospedale, il municipio è colpito, così come la Banca d’Italia. Una bomba curiosamente cade dinanzi la statua di Umberto I al Collegio: fa un grosso buco ma non esplode, così come non esplodono fortunatamente tanti altri ordigni. Ma è lo stesso un bilancio tragico, con 350 morti e tantissimi feriti.

«Non c’erano difese, non c’erano rifugi. Uffici, qualche farmacia e un panificio per qualche giorno resistettero ai bombardamenti. Poi si fece il vuoto». Così avrebbe scritto, anni dopo, Nino Di Forti, l’ultimo federale di Caltanissetta, nominato appena due settimane prima dell’inizio delle incursioni. «La popolazione era fuggita nelle vicine campagne e in parte si era raccolta, attorno al prefetto e alle altre autorità, nella galleria vicina alla stazione ferroviaria. Accompagnato da Vincenzo Ayala, presidente provinciale della Cri, a piedi girai la città in lungo e in largo…». «Mi recai in ospedale. Era diventato un carnaio. Il chirurgo Papa ed altri volenterosi medici operavano e curavano feriti ed ammalati, tra scene inenarrabili».

Un’altra drammatica testimonianza è nel libro dello scomparso scrittore Attilio Colombo (“Il sandalo rotto”), che riporta i ricordi del comm. Giuseppe Costa, all’epoca funzionario delle ferrovie:

Gli americani entrano a Caltanissetta

«…Nella villa Cordova scoppiavano 6 bombe aprendo grandi buche, schiantando alberi e uccidendo alcuni cittadini seduti all’ombra delle palme. In via Frattallone crollava un intero palazzo uccidendo nove persone… Tutta la via Cavour, sconvolta dal crollo di diversi palazzi, è interrotta dalle buche aperte dalle bombe. Il piazzale della stazione è ostruito da altre buche ed altri crolli. Il nuovo palazzo delle poste, l’isolato delle case Latragna in piazza S. Antonino, il teatro Regina Margherita, il municipio, la Cattedrale, il palazzo Cascino in piazza Garibaldi, il palazzo Correnti, le Case Morelli in via Gioberti, tutti gravemente danneggiati o crollati…».
Ancora bombardamenti nei giorni 11, 12 e 13 luglio: nei negozi sventrati c’è l’assalto degli immancabili sciacalli.

In questi giorni anche altri comuni pagano il loro tributo di morti sotto le bombe: vi sono 2 vittime ad Acquaviva, 9 a Butera, 3 a Campofranco, 12 a Delia, 136 a Gela, 51 a Mazzarino, 2 a Montedoro, 4 a Milena, 92 a Niscemi, 18 a Riesi, 10 a Resuttano, 13 a Sommatino, 6 a Serradifalco, 2 a Sutera, 16 a San Cataldo, 19 a Santa Caterina, 3 a Villalba e 3 a Vallelunga.
A Caltanissetta l’ultima ondata delle fortezze volanti arriva alle dieci del mattino del 17 luglio. La città è ormai “kaputt”, come dicono gli ultimi tedeschi in fuga assieme ai soldati italiani, pressati dall’avanzata degli alleati che si avvicinano da Serradifalco e dalla strada di Pietraperzia.

Domenica 18 luglio è la fine dell’incubo, con l’ingresso degli americani in città, tra manciate di caramelle, sigarette e cioccolato. Si fa festa ai “liberatori”, proprio quelli che hanno seminato la morte dal cielo fino al giorno avanti: assurdità della guerra.

http://milocca.wordpress.com/2012/07/09/ca...-bombe-alleate/

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L’evento più importante della storia contemporanea che riguarda la Sicilia? E’ sicuramente la seconda guerra mondiale ed in particolare l’Operazione Husky ovvero lo sbarco in Sicilia.

Si trattò della più grande operazione anfibia del secondo conflitto mondiale in relazione al numero di divisioni ( 7 contro 5 dello sbarco in Normandia ) sbarcate entro il primo giorno d’invasione.

Già nel 1941 era stato programmato dagli alleati uno piano d’invasione della Sicilia denominato Whipcord, con sbarchi da effettuarsi contemporaneamente a Palermo, Milazzo, Catania ed Augusta ma che fu nello stesso anno annullato in previsione del piano d’invasione del 1943.

La decisione dello sbarco nacque durante la conferenza di Casablanca nel febbraio del 1943 nell’incontro tra Churchill e Roosevelt.

Nella fase iniziale vennero sbarcate ben 7 divisioni, di cui 3 inglesi, 3 americane e 1 canadese. Nell’area di terra tra Licata e Siracusa il 9 luglio del 1943 attorno alle ore 18.00 si riversarono 160.00 soldati, 4.000 aerei da combattimento e da trasporto, 285 navi da guerra, due portaerei e 14.000 automezzi, 1.800 cannoni e 600 carri armati.

Iniziarono i bombardamenti su Caltanissetta, Siracusa, Palazzolo Acreide e Porto Empedocle, mentre furono lanciati paracadutisti per occupare postazioni militari, per interrompere le comunicazioni telegrafiche e le linee elettriche. Alla fine della campagna, la presenza alleata assommò a 478.000 soldati, di cui 250.000 britannici e 228.000 americani.

Solo nel golfo di Gela le forze alleate trovarono un’energica resistenza, che costò la vita a 197 soldati italiani, che le forze tedesche schierarono in prima linea.

Nei primi tre giorni dallo sbarco, in un’operazione a tenaglia, rapidamente americani e inglesi conquistarono la parte sud-orientale della Sicilia grazie alla superiorità di aerei e di moderni automezzi. I soldati italiani si arresero in tantissimi, ma molti riuscirono anche a fuggire, dopo essersi spogliati della divisa e avere indossato abiti civili.

In totale i tedeschi avevano schierato con le due divisioni 15.000 unità e 60 carri armati e 17.000 unità e circa 110 carri armati inclusi 17 pesanti PzKpfw VI Tigers appartenenti alla 2° compagnia del 504° Schwere Panzer Abteilung.

Nel complesso in Sicilia erano impegnati 170.000 italiani con 100 carri e 325 aerei Italiani ( 200 combattenti ), più 32.000 tedeschi con 170 carri armati e 430 aerei Tedeschi (250 dei quali erano aerei da combattimento). Le truppe italo-tedesche potevano contare anche su cinque porti e comandi di difesa di base navale, parecchie unità di difesa indipendenti dell’aerodromo e cinque gruppi mobili posizionati in punti chiave interni.

La flotta navale Italiana che disponeva ancora, fra l’altro, di 4 corazzate, 7 incrociatori, 32 cacciatorpediniere, 48 sommergibili, se fosse intervenuta avrebbe sicuramente inflitto notevoli danni all’avversario forse vanificando l’intera operazione, invece rimase rifugiata nei porti di Taranto e La Spezia.

L’operazione prevedeva lo sbarco simultaneo, il 10 luglio 1943, di 7 divisioni lungo un fronte complessivo di circa 160 km, ed il lancio di 2 divisioni aviotrasportate dietro le linee nemiche.‘Cent Force’ (45a divisione), la “ Dime Force ” (prima divisione Statunitense, rinforzata da due battaglioni di Ranger truppe d’assalto, sotto il comando del Generale Maggiore O. N. Bradley, la “ Joss Force ”ovvero la 3a Divisione Statunitense con un battaglione di ‘ Ranger ’ ed il Comando di Combattimento A della 2a Divisione Armata Statunitense come riserva galleggiante.

Nella riserva della Settima Armata galleggiante c’erano il resto della Seconda Armata e la 18a Fanteria della 1a Divisione.

Come riserva in nord Africa c’erano il resto della 82a Divisione Aerea statunitense e la 9a divisione.

Ma per facilitare lo sbarco di tre divisioni nel golfo di Gela, conquistarne i campi di volo insieme a quelli ubicati tra Comiso e Licata giungendo sino a 30 km nell’entroterra, per poi proseguire l’avanzata sino a Piazza Armerina per controllarne la rete stradale, il 9 luglio 1943 si decise un bombardamento aereo a tappeto nella zona, che provocò ben 351 vittime civili solo nella città di Caltanissetta (nella foto, la cattedrale di Caltanissetta dopo il bombardamento). Vennero colpiti la caserma del Gruppo di Caltanissetta, il contiguo stabile della posta centrale, nonché la Cattedrale, la Corte d’Appello ed altri edifici pubblici. Non solo. Vennero colpite numerose case private, abitate da civili. La piana di Gela fu bombardata a sua volta a tappeto. Da lì iniziava l’avanzata degli Americani verso lo Stivale.

altra fonte:
http://caltanissetta.blogsicilia.it/9-lugl...mbardata/50223/

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bombe a cagliari

arezzo
arezzo

via-roma-bombardata
via roma bombardata

http://80ennesprint.blog.tiscali.it/poesie.../bombardamenti/
 
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arianna811981
view post Posted on 9/4/2015, 16:00     +1   -1




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maxmaxuell
view post Posted on 9/12/2015, 23:51     +1   -1




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maxmaxuell
view post Posted on 18/10/2016, 15:43     +1   -1




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