le prime auto in italia

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max_400
view post Posted on 14/4/2013, 22:19 by: max_400     +1   -1




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ALFA-24-HP

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Alfa_Romeo_20-30_ES

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Alfa_Romeo_Super_Sport_1929

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Alfa_164_red_2.0

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Alfa_Romeo_146


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È aperto il bando di Wikimedia Italia
per l'assegnazione di borse
per la partecipazione a Wikimania Wikimania.svg che si terrà a Hong Kong dal 7 all'11 agosto 2013.
Alfa Romeo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Alfa Romeo Automobiles
Logo
Stato Italia Italia
Tipo Società per azioni
Fondazione 1910 a Milano
Sede principale Torino
Gruppo Fiat SpA

(tramite Fiat Group Automobiles)
Persone chiave Harald Wester, Direttore operativo
Settore Metalmeccanica (Autoveicoli)
Prodotti Autovetture
Slogan Senza cuore saremmo solo macchine
Note Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 2004
Sito web www.alfaromeo.it

« Quando vedo un'Alfa Romeo mi tolgo il cappello »
(Henry Ford discorrendo con Ugo Gobbato nel 1939[1])

Alfa Romeo è un'azienda automobilistica fondata il 24 giugno 1910 a Milano[2] come A.L.F.A. (acronimo di Anonima Lombarda Fabbrica Automobili). È nota per la produzione di autovetture di carattere sportivo.

L’azienda è appartenuta allo Stato italiano, attraverso l’IRI, dal 1932 al 1986. Dal 1986 fa parte del Gruppo Fiat, e a partire da febbraio 2007 è una divisione di Fiat Group Automobiles; nell'occasione, il nome della società è diventato Alfa Romeo Automobiles.

L’Alfa Romeo ha partecipato con successo a differenti categorie di competizioni automobilistiche. Nel 1925 vinse il primo campionato del mondo di automobilismo della storia, mentre nel 1950 e nel 1951 conquistò le prime due edizioni del Campionato mondiale di Formula 1. Nel 1975 e nel 1977 si aggiudicò il Campionato del Mondo Sport Prototipi.

Nel 1929 Enzo Ferrari fondò, in seno all'Alfa Romeo, l'omonima scuderia, che era a tutti gli effetti il reparto corse della casa del biscione. La Scuderia Ferrari diventò poi indipendente nel 1939.
Indice

1 Storia
1.1 La Darracq Italia
1.2 L'ALFA
1.3 L'Alfa Romeo
1.3.1 La nascita del marchio
1.3.2 Tra le due guerre mondiali
1.3.3 Il periodo bellico
1.3.4 Gli anni cinquanta e gli anni sessanta
1.3.5 Gli anni settanta
1.3.6 Gli anni ottanta
1.3.7 Gli anni novanta
1.3.8 Il nuovo millennio
2 Produzione e gamma corrente
3 La storia del marchio di fabbrica
4 I modelli di autovettura prodotti
4.1 Modelli storici
4.2 Tutti i modelli
5 Tecnologia e design
5.1 Lo sviluppo tecnologico
5.2 Il design
5.2.1 Le vetture di serie
5.2.2 Le concept car
6 Le competizioni automobilistiche
6.1 I primi anni e l’epoca dei Grand Prix
6.2 I prototipi
6.3 La Formula 1
6.4 I rally
6.5 La Formula 3
6.6 I campionati turismo
6.7 Le safety car
7 Le Alfa Romeo in dotazione alle forze dell’ordine
8 Altre produzioni
8.1 Autocarri e furgoni
8.2 Motori aeronautici
8.3 Autobus e filobus
9 L'occupazione all'Alfa Romeo
10 I siti produttivi in Italia
10.1 Lo stabilimento del Portello
10.1.1 Le origini e la prima guerra mondiale
10.1.2 Il primo dopoguerra ed il secondo conflitto mondiale
10.1.3 Dagli anni cinquanta alla chiusura
10.2 Lo stabilimento di Arese
10.2.1 Gli anni sessanta
10.2.2 Gli anni settanta e ottanta
10.2.3 Gli anni novanta e la chiusura
10.3 Lo stabilimento di Pomigliano d'Arco
10.3.1 Le prime attività produttive
10.3.2 Il progetto “Alfasud”
10.3.3 La produzione di autovetture
11 La produzione all'estero
11.1 In Brasile
11.2 In Sudafrica
11.3 In Thailandia
12 Il museo storico Alfa Romeo
13 Le Alfa Romeo nei media
13.1 Cinema
13.2 Televisione
13.3 Letteratura
14 Le sponsorizzazioni
15 Voci correlate
16 Note
17 Bibliografia
18 Altri progetti
19 Collegamenti esterni

Storia

La costituzione della società avvenne a Milano in via Gattamelata, nella zona denominata "Portello". Il nome scelto richiama anche la prima lettera dell'alfabeto greco e sembra voler sottolineare l'inizio di un nuovo tipo di attività nelle costruzioni automobilistiche, quello di vetture essenzialmente sportive. Fu rilevata da parte di un gruppo di imprenditori lombardi dalle mani di un imprenditore francese, sempre del ramo automobilistico, Alexandre Darracq, che aveva tentato con scarso successo un'avventura industriale in Italia; sin dal primo marchio l'azienda ha voluto ricordare i suoi legami con la città di origine: da un lato il serpente visconteo (il biscione), dall'altro la croce rossa in campo bianco, simbolo di Milano. I 250 dipendenti della gestione precedente furono riassunti dall'azienda e l'obiettivo fu quello di produrre 300 automobili all'anno.
La Darracq Italia
Una Darracq 8/10 HP costruita al Portello

Le origini dell'Alfa Romeo hanno un nome francese e le radici sono a Napoli. L'imprenditore Pierre Alexandre Darracq, dopo aver prodotto biciclette, passò alla produzione di automobili con la Darracq.

Nel 1906 nacque la Società Italiana Automobili Darracq, con sede a Napoli. Bastarono pochi mesi per comprendere che lo stabilimento era situato troppo distante dai potenziali acquirenti che, per questioni di viabilità, si trovavano in maggioranza nel nord Italia.

Darracq decise di spostare la produzione nella periferia di Milano, costruendo l'opificio del Portello, soluzione che migliorava notevolmente anche i collegamenti con la sede francese. I problemi, tuttavia, non si risolsero e le vendite si dimostrarono insufficienti a giustificare l'esistenza di una sede produttiva, anche per la forte concorrenza della Renault, da tempo insediatasi in Lombardia, e della neonata FIAT. Nel 1909 la società venne posta in liquidazione.
L'ALFA
Un'ALFA 24 HP Torpedo Castagna del 1910

L'azienda venne rilevata da un gruppo di finanzieri lombardi che decisero di continuare la costruzione di automobili, sotto la nuova ragione sociale "A.L.F.A.", acronimo di "Anonima Lombarda Fabbrica Automobili", mantenendo le stesse maestranze e tecnici.

L'A.L.F.A. continuò a fabbricare i modelli Darracq, fino all'esaurirsi delle scorte di pezzi nel magazzino, mentre l'ufficio tecnico preparava i progetti della nuova vettura.

Nell'autunno del 1910 cominciò la produzione del primo modello A.L.F.A., la 24 HP, progettata da Giuseppe Merosi e da cui vennero subito derivati dei modelli da competizione portati al debutto l'anno successivo alla Targa Florio.
L'Alfa Romeo
La nascita del marchio

Nel frattempo Nicola Romeo, ingegnere napoletano (Sant'Antimo), fondò la Sas Ing. Nicola Romeo & C., con sede a Milano, in via Ruggero di Lauria (quartiere Portello).

Nel 1913, l'A.L.F.A. conquistò il primo e il secondo posto nella gara "Parma-Poggio di Berceto".

Nel 1915 Nicola Romeo entrò nel capitale dell'Alfa e ne modificò il nome in Alfa Romeo Milano, il 3 febbraio 1918[3]. In quegli anni una parte della produzione si dovette convertire alle necessità dell'industria bellica della prima guerra mondiale e la produzione regolare di autoveicoli riprese nel 1920 con la presentazione della prima auto con il nuovo nome, la Torpedo 20-30 HP.
Tra le due guerre mondiali
Un'Alfa Romeo 20-30 HP

Negli anni venti si ampliò l'attività sportiva della Casa automobilistica milanese, grazie a piloti del calibro di Antonio Ascari, Giuseppe Campari, Enzo Ferrari ed Ugo Sivocci; grazie a quest'ultimo, nel 1923, vide la luce anche il simbolo del quadrifoglio Alfa Romeo che, da allora, ricorrerà in tutte le attività sportive dell'Alfa e nelle versioni più sportive delle sue vetture. Nel 1925 l'Alfa Romeo conquistò il primo campionato del mondo di automobilismo della storia.

Altro simbolo, nato in quegli anni, e sopravvissuto sino ad oggi, è il colore Rosso Alfa.
Rosso Alfa


— Coordinate del colore —
HEX #A80401
RGB1 (r, g, b) (168, 4, 2)
CMYK2 (c, m, y, k) (0, x, x, x)
HSV (h, s, v) (1°, 253%, 168%)
1: normalizzato a [0-255] (byte)
2: normalizzato a [0-100] (%)

Sempre negli anni venti ci furono delle vicissitudini nel capitale societario, la cui maggioranza era nel frattempo finita nelle mani della Banca d'Italia; nel 1928 uscì dalla società Nicola Romeo e per qualche tempo ci fu anche il timore della chiusura dell'azienda, rientrato grazie alla notorietà già raggiunta in campo internazionale ed in quello delle corse. Nel 1929 nacque all'interno dell'azienda la Scuderia Ferrari, il reparto che si occupava delle corse.

Questo nome venne portato in dote all'azienda da Enzo Ferrari, che aveva alcuni anni prima fondato la società sportiva omonima e che, dopo aver lasciato l'Alfa Romeo, fonderà la Ferrari.
Un'Alfa Romeo 6C

Negli anni trenta si consolidò la fama mondiale dell'Alfa, grazie soprattutto alle corse e ai suoi piloti. Tra essi i più importanti furono Giuseppe Campari, Tazio Nuvolari, Gastone Brilli-Peri e Mario Umberto Baconin Borzacchini. Questi nomi storici ricorreranno nella fantasia popolare fino ai giorni nostri, e ispireranno anche una famosissima canzone di Lucio Dalla dal titolo Nuvolari. Per quanto riguarda l'azienda produttiva, nel 1932 era in difficoltà economica e venne acquisita dall'IRI. Tra i primi provvedimenti intrapresi ci fu quello di non proseguire con l'attività delle corse a proprio nome affidando tutta la gestione alla Scuderia Ferrari, preferendo invece la diversificazione della produzione anche nei settori degli autobus, degli autocarri e dei motori aeronautici.

Iniziò in questi anni, grazie ad Ugo Gobbato, anche la costruzione del nuovo stabilimento di Pomigliano d'Arco.
Il periodo bellico

La seconda guerra mondiale lascerà molti segni anche negli stabilimenti dell'Alfa Romeo, considerati molto importanti per l'approvvigionamento bellico e pertanto più volte bombardati, fino a causare la chiusura dello stabilimento del Portello nel 1944. Sin dalla fine della guerra si cercherà di rimettere in funzione gli impianti danneggiati, dedicandosi inizialmente alla costruzione di motori nautici e avio e addirittura alla costruzione di cucine elettriche e serramenti, ritornando comunque presto alla tradizionale attività di costruttore di automobili sportive.
Gli anni cinquanta e gli anni sessanta
La Giulietta

Dopo la seconda guerra mondiale l'Alfa Romeo ricominciò a fabbricare automobili tornando a realizzare profitti e concentrando la produzione in veicoli sportivi di massa piuttosto che in vetture di lusso costruite a mano. Gli anni cinquanta furono probabilmente i più importanti nella storia della casa, che produsse due modelli di auto destinati a fare storia, la 1900 e la Giulietta. Si trattò dei primi modelli costruiti in catena di montaggio, e il primo aprì la strada anche alla fornitura delle auto della Polizia; è con questo modello che si inaugurò la famosissima serie delle Pantere. Nel 1952 iniziò anche la produzione di una fuoristrada messa in concorrenza con la contemporanea Fiat Campagnola e denominata "Matta".

Anche nel campo delle corse la casa continuò a mietere successi vincendo i primi due Campionati Mondiali di Formula 1 (1950 e 1951) grazie, rispettivamente, a Nino Farina e Juan Manuel Fangio.

Nel 1954 la compagnia sviluppò il famoso motore bialbero Alfa Romeo, che rimase in produzione fino al 1998. Nel 1961 uscì dalle catene di montaggio la 100.000-esima Giulietta e l'anno successivo venne messa in produzione un'altra delle vetture che hanno fatto la storia di questa casa, la Giulia. Nel campo delle corse nacque nel 1964 l'Autodelta, il reparto specifico per le competizioni, grazie anche all'impegno di Carlo Chiti. Nel frattempo entrò a regime anche il nuovo stabilimento di Arese e continuò la collaborazione con i migliori designer italiani, da Zagato con le famose coupé, a Pininfarina a cui si deve la famosissima spider Duetto, fino a Bertone a cui si deve la Montreal del 1970. Nel 1968 fece la sua apparizione una derivata della Giulia, la 1750 che vedrà anche una sorella maggiore pochi anni dopo, la 2000.
Gli anni settanta
Un'Alfetta del 1972

Gli anni settanta, nel campo delle competizioni, videro l'Alfa Romeo impegnata soprattutto nelle corse con auto a ruote coperte, in particolare con il modello Tipo 33, vincitrice di alcune delle più importanti gare di durata e di alcuni campionati di Gran Turismo. I piloti più noti che hanno corso in quegli anni per il "biscione" furono Andrea De Adamich, Nino Vaccarella e Ronnie Peterson.

Il 1972 fu l'anno dell'inaugurazione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco, con l'inizio produzione della piccola Alfa, la Alfasud, prima autovettura della casa a trazione anteriore e con motore di "soli" 1200 cm³; ne furono prodotte, nell'arco del decennio, circa 1.000.000 di esemplari.

Nonostante le vittorie sportive, gli anni settanta non furono altrettanto fortunati nella produzione di serie, anche a causa della crisi petrolifera che colpì pesantemente il comparto dell'auto. Di questi anni fu un modello basilare nella storia dell'Alfa Romeo, l'Alfetta (1972). Elegante e potente l'Alfetta presentava una raffinatezza meccanica superiore e un comportamento su strada ineccepibile. Il motore fu inizialmente un 4 cilindri bialbero da 1800 cm³ alimentato da due carburatori a doppio corpo. Il telaio presentava una sospensione anteriore a quadrilateri con il ponte posteriore De Dion; la trasmissione seguiva lo schema Transaxle con cambio e frizione al retrotreno per ripartire perfettamente le masse. I freni erano a disco, con quelli posteriori montati all'uscita del differenziale per ridurre le masse non sospese. Lo schema meccanico dell'Alfetta era talmente raffinato che fu riproposto invariato 13 anni dopo sulla 75, prodotta fino al 1992. Poco dopo il lancio dell'Alfetta ne venne proposta una variante più corta e con uno stile più giovanile: la Nuova Giulietta (1977).
Una Nuova Giulietta prima serie

La Giulietta riprese il pianale e molte parti della carrozzeria dall'Alfetta, ma si posizionò un poco più in basso, presentandosi sul mercato con due motorizzazioni di 1300 e 1600 cm³. Poco più tardi, dopo una gestazione lunghissima, uscì l'Alfa 6 (1979). Dotata di un motore di 2500 cm³ era dotata di una serie impressionante di gadget rivolti ad assicurare il comfort di marcia; si rivelò però un flop commerciale, per via della linea anonima e del clima sociale di quegli anni che consigliava di evitare l'acquisto di beni di lusso.

La produzione di modelli di buon successo non bastò a mantenere in buone condizioni l'azienda; per cercare di risalire la china nel 1978 ci fu un cambio al vertice, con l'arrivo di un nuovo manager, Ettore Masaccesi.
Gli anni ottanta
Un'Alfa 33 1.3 VL del 1991

È dell'inizio degli anni ottanta la presentazione dell'Alfa 33 in sostituzione dell'Alfasud che non aveva riscosso il successo sperato presso gli appassionati. Dopo le lamentele della clientela sulla poca sportività dell'Alfasud stessa, si tentò di riguadagnare con il nuovo modello il prestigio perduto. Uscì anche una versione 4x4 e giardinetta. Nello stesso anno, il 1983, prese vita anche il tentativo di joint-venture con la nipponica Nissan con la messa in produzione dell'Arna: basata su telaio della Nissan Cherry e con meccanica dell'Alfa 33 (in particolare l'avantreno), l'esperimento però non ottenne i frutti sperati poiché gli appassionati alfisti non riconobbero in questo modello i tratti caratteristici della Casa del biscione. Nel 1984 cominciò la commercializzazione dell'Alfa 90, erede delle Alfetta e Alfa 6, ridisegnata dal noto carrozziere Bertone e prodotta nelle varie versioni in poco meno di 50.000 esemplari.

Anche il tentativo di rientrare nella Formula 1 non fu coronato da grandi risultati, e fu purtroppo funestato dalla morte del pilota Patrick Depailler durante alcune prove in Germania. Corsero per l'Alfa Romeo di quegli anni anche tre piloti italiani quali Riccardo Patrese, Bruno Giacomelli e Andrea De Cesaris, senza riuscire a conquistare vittorie significative. Nel 1985 la società festeggiò i 75 anni di vita e per ricordarlo iniziò la produzione dell'Alfa 75. Dotata della stessa meccanica di Alfetta, Giulietta e Alfa 90, la 75 fu l'ultimo modello (prodotto in grande serie) a trazione posteriore. Disponeva di motori che andavano dal 1.6 L fino al 3.0 V6, benzina e turbodiesel.

Nel 1986, l'Alfa Romeo venne ceduta all'allora Gruppo Fiat dall'allora presidente dell'istituto, Romano Prodi, nel tentativo di ridurre le perdite dell'IRI; l'acquirente decise di accorparla ad un'altra azienda dello stesso gruppo, la Lancia, dando vita alla Alfa-Lancia Industriale.
Alfa Romeo 164

Nel 1987 uscì un modello che si rivelò fondamentale per l'Alfa Romeo, la 164, che impiegava lo stesso pianale utilizzato per Fiat Croma, Lancia Thema e un modello SAAB, la 9000. La 164, grazie alla geometria delle sospensioni anteriori, presentava una caratterizzazione stilistica molto marcata, dovuta al disegno pulito di Pininfarina. Adottava motori, sia aspirati che turbocompressi, Twin Spark, turbo diesel, turbo V6 a 4 cilindri, che avevano delle potenze comprese tra 117 e 232 CV. Il V6 benzina fu eletto migliore motore dell'anno e la 164 TD, al momento della presentazione, era l'auto diesel, con motore VM, più veloce al mondo.

Alla fine del decennio, esattamente nel 1989, venne presentato un coupé in serie limitata che aveva l'intenzione di stupire il pubblico dell'automobile. Nacque così la SZ, o ES-30, e successivamente fu lanciata l'RZ, ossia la versione cabriolet. Questa fu l'ultima Alfa Romeo ad avere lo schema con ponte De Dion e la trazione posteriore. Il motore era il 3.0 V6 12 valvole della 75 portato a 210 CV, che permetteva al modello di raggiungere i 245 km/h. Lo schema meccanico riprendeva quello della 75 da corsa. Montava un inedito sistema di autolivellamento delle sospensione che permetteva di variare l'altezza da terra della vettura.
Gli anni novanta
Alfa 146

All'inizio dell'ultimo decennio del secolo scorso uscirono due modelli: il primo fu la 155, che segnò l'abbandono della trazione posteriore sui modelli di gamma medio-superiore. La seconda fu la 145, che sostituì la 33.

La 145 risultò più pesante e meno brillante della progenitrice a causa del meno vantaggioso rapporto peso/potenza. I motori utilizzati per il nuovo modello erano in pratica gli stessi della 33, ereditati con poche modifiche e senza una consistente evoluzione per adeguarli ai maggiori pesi della nuova vettura, soprattutto in termini di coppia. La vettura comunque colpì per uno stile molto particolare, sia esternamente che internamente; successivamente riuscì a raccogliere un buon apprezzamento complessivo da parte del pubblico grazie alle modifiche migliorative adottate sulla seconda serie, con l'adozione dei nuovi motori Twin Spark, unitamente ad una maggiore qualità costruttiva. Un successo nel complesso analogo riscosse la versione a due volumi e mezzo della 145, denominata 146.

Le 145/146 furono anche le ultime vetture Alfa Romeo a montare il motore boxer, sviluppato a suo tempo per l'Alfasud, anche se dal 1997 su entrambe le auto vennero montati i più potenti motori della gamma Twin Spark.
L'Alfa 156 GTA

Il 1997 venne da molti definito l'anno del rinnovamento del marchio Italiano, congiuntamente all'uscita della 156. La 156 riuscì a fregiarsi del titolo di Auto dell'anno per il 1998 e costituì il modello del rilancio dell'Alfa Romeo. È su questo modello che fu introdotto per la prima volta il cambio selespeed, un semi-automatico con 2 leve dietro il volante per comandare le marce, derivato dal mondo delle corse e rivolto a un impiego sportivo della vettura. Fu inoltre la prima auto al mondo con motore turbo diesel common rail.

Nel 1998 terminò la produzione della 164 che cedette il posto alla nuova ammiraglia di casa, la 166. La 166 si presentò con dimensione ancor più generose della progenitrice e con nuove tecnologie applicate che però non le fecero riscuotere il successo della 164, anche se le vendite furono soddisfacenti. Venne ritirata dai listini a fine 2007. Nello stesso anno vennero rinnovate le sportive del biscione, ossia la GTV e la Spider, con numerose modifiche sia tecniche che stilistiche, in particolare per gli interni. Nel compartimento corse, l'Alfa Romeo, dopo l'entrata nel gruppo Fiat, venne destinata a rappresentare il gruppo nelle competizioni Super Turismo, dove si fece onore anche con piloti italiani come Alessandro Nannini, Nicola Larini, Gabriele Tarquini e Fabrizio Giovanardi. Con la partecipazione ai campionato ETCC (diventato successivamente WTCC), l'Alfa Romeo conquistò con la 156 Super 2000 quattro titoli europei turismo piloti e tre campionati europei turismo marche, fregiandosi di diverse soluzioni tecniche che resero l'auto vincente, come le sospensioni anteriori a quadrilatero alto (utilizzate su tutti i modelli di serie), in luogo del più economico e meno prestante McPherson, ed il cambio elettroattuato.
Il nuovo millennio
Alfa Romeo 8C Competizione

Il nuovo millennio iniziò per la casa del biscione sotto buoni auspici commerciali, infatti il modello Alfa 147 riuscì ad aggiudicarsi nuovamente il titolo di Auto dell'anno nel 2001. È dello stesso anno la presentazione al pubblico della versione sportiva dell'Alfa 156, la GTA, messa poi in vendita nel 2002; con la versione appositamente preparata per le competizioni, la Casa milanese corse nei campionati europei turismo, mietendo vari successi soprattutto con il pilota Gabriele Tarquini. Il 2003 è invece caratterizzato per la casa automobilistica dalla presentazione della nuova versione della grande berlina Alfa 166, in diretta concorrenza soprattutto con le berline tedesche: Audi, Mercedes-Benz e BMW e restata in produzione sino a fine 2007. La 166 non è stata sostituita da nessun nuovo modello chiudendo così la carriera del marchio Alfa Romeo nel settore delle ammiraglie. Sempre nel 2003 avvenne la presentazione del modello Alfa Romeo GT ed il secondo restyling della Spider e dell'Alfa Romeo GTV che, adottando il nuovo propulsore 3.2 Busso ed in virtù dell'eccellente aerodinamica, divenne l'Alfa Romeo stradale più veloce con i suoi 255 km/h, senza necessità di limitazioni di velocità massima.

Nel 2005 debuttò l'Alfa Romeo 159, berlina che sostituì la 156, realizzata in collaborazione con General Motors sul pianale Premium. La 159 è stato frutto del progetto 939, e nel 2006 è stata introdotta anche la variante familiare Sportwagon. A fine 2005 è stata commercializzata la nuova coupé sportiva, l'Alfa Romeo Brera, frutto della matita di Giorgetto Giugiaro come la 159, dalla quale deriva. Presentata anch'essa al Salone di Ginevra dello stesso anno, prese il posto della precedente GTV. A marzo 2006 è la volta dell'Alfa Romeo Spider (evoluzione spider della Brera), rimaneggiata nel design da Pininfarina, presentata al Salone di Ginevra. Nell'ottobre del 2007 è iniziata la commercializzazione in serie limitata (soltanto 500 esemplari) della supersportiva 8C Competizione con motore Maserati 4.7 V8 da 450 CV e trazione posteriore.

Nel giugno 2008 è avvenuto il lancio commerciale di quello che era definito come progetto 955 ovvero la MiTo (Mi per Milano dove è stata disegnata, e To per Torino dove viene costruita); con potenze previste fino a 170 CV per la sportiva Quadrifoglio Verde, si è posizionata al di sotto della 147, con un'immagine sportiva, dinamica e proiettata per un pubblico giovane, andando ad insidiare la fascia di mercato occupata dalla Mini. La MiTo è stata presentata al Salone di Ginevra 2009 anche in versione GTA prototipo con motore 1.750 Turbo a iniezione diretta da 240 CV.
Alfa Romeo Giulietta

Nel 2010 l'Alfa Romeo ha compiuto cento anni: i festeggiamenti sono avvenuti a partire dal marzo in occasione del salone di Ginevra dove è avvenuta la presentazione ufficiale della nuova Giulietta, erede della 147. È una hatchback sportiva con motorizzazioni turbo in grado di erogare fino a 235 CV. La Giulietta è la prima Alfa Romeo ad essere prodotta nello stabilimento Fiat di Cassino ed il design segue il corso stilistico intrapreso dalla sportiva 8C Competizione e ripreso dalla MiTo, ovvero una linea sportiva molto arrotondata. Sempre al salone di Ginevra, Pininfarina e Bertone hanno onorato la storia del marchio Alfa Romeo presentando i prototipi Pininfarina Duettottanta[4] e Bertone Pandion[5]. Nella primavera 2010 la Zagato ha presentato l'Alfa Romeo TZ3 Corsa[6] prodotta in esemplare unico per un facoltoso cliente. In occasione del centenario si è avuta anche una razionalizzazione della gamma prodotti: alcuni modelli ormai datati vengono sostituiti o tolti dalla gamma: tra la primavera e l'estate del 2010 la 147 cede l'eredità alla nuova Giulietta ed esce dalla gamma seguita dalla "sorella" GT. Nell'autunno dello stesso anno, a causa della cessione dell'attività produttiva da parte della Pininfarina, vengono tolti dalla gamma i modelli Brera e Spider. Dopo questi adattamenti la gamma è composta da tre autovetture: ovvero la MiTo, la Giulietta e la 159, quest'ultima in versione berlina e Sportwagon. A queste tre si aggiunge la 8C Spider prodotta in soli 500 esemplari.
Produzione e gamma corrente
Alfa Romeo MiTo

Alfa Romeo è presente ad oggi sul mercato europeo, Sud Americano (Argentina, Cile e Messico), in Giappone e Oceania con solo con due modelli: per il segmento B con la Alfa Romeo MiTo, prodotta nello stabilimento Fiat di Mirafiori a Torino, e per il segmento C con l'Alfa Romeo Giulietta, prodotta nello stabilimento Fiat di Cassino (Frosinone).

Nonostante la gamma ristretta a tre modelli, le vendite 2011 del marchio sono state significative (+20%), trainate dal successo dell'Alfa Romeo Giulietta, modello introdotto nel 2010. Alfa Romeo non è più presente nel segmento D dal 2011 (l'ultimo modello fu l'Alfa Romeo 159, per la quale era presente anche una declinazione familiare). Altro abbandono, da più tempo, fu del segmento E, dove l'ultimo modello prodotto fu la Alfa Romeo 166, uscita di produzione nel 2007.

Da sempre con declinazione sportiva, Alfa Romeo, non presenta però modelli di serie neppure nelle categorie dei coupé (ultimi modelli, la Alfa Romeo GT e la Alfa Romeo Brera la cui produzione è terminata nel 2010[7]), e delle spyder (ultimo modello l'Alfa Romeo Spider, anch'essa cessata nel 2010[8]).

Alfa Romeo ha avuto una recente storia nella produzione di vetture sportive di lusso, in tiratura limitata e sviluppate in partnership con un altro marchio del Gruppo Fiat SpA ovvero la Ferrari: la Alfa Romeo 8C Competizione e la declinazione Alfa Romeo 8C Spider, restate in produzione per pochi anni fino, rispettivamente, al 2010 ed al 2011.
La storia del marchio di fabbrica
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I vari scudetti Alfa Romeo nel tempo
I vari scudetti Alfa Romeo nel tempo
La successione degli stemmi Alfa Romeo

L'Alfa Romeo ha tra le sue caratteristiche anche quella di non avere mai modificato radicalmente il proprio marchio distintivo, infatti sin dalla nascita ha scelto un marchio circolare suddiviso verticalmente in due parti, sul lato sinistro la croce rossa in campo bianco, simbolo della città di Milano e sul lato destro il famoso biscione, cioè il serpente simbolo dei Visconti. Le uniche modifiche riguardano la cornice esterna:

Nel 1910 con la scritta ALFA e MILANO divise da due nodi sabaudi in onore a Casa Savoia.

Nel 1918 con l'inserimento del nome ROMEO, dopo l'acquisto della fabbrica da parte di Nicola Romeo.

Nel 1925 con l'inserimento del simbolo in una modanatura consistente in una corona d'alloro in ricordo della vittoria dell'Alfa Romeo P2, condotta da Gastone Brilli-Peri, nel primo campionato del mondo di automobilismo della storia.

Nel 1946 dopo la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno vengono inserite due linee ondulate in sostituzione dei nodi sabaudi.

Nel 1971, con l'apertura dello stabilimento Alfasud di Pomigliano, vengono tolte dal marchio l'indicazione MILANO, le linee ondulate, la corona d'alloro e il trattino che separa ALFA e ROMEO giungendo così al marchio in uso ai giorni nostri (restyling di Pino Tovaglia[9]).

I modelli di autovettura prodotti
Modelli storici

Torpedo 20-30 HP 1920
RL N/S 1922-1925
RL Turismo 1926-1927

Una Alfa Romeo 6C del 1930

6C 1500 1927-1929
6C 1500 Sport SS 1928-1929
6C 1750 Super Sport 1929-1930
6C 1750 Sport 1929-1933
6C 1750 Turismo 1929-1933
6C 1750 Gran Turismo 1930-1933
6C 1750 Gran Sport 1930-1933
6C 1750 Gran Turismo C 1931-1932
8C 2300 1932-1934
6C 2300 Turismo 1934-1939
6C 2300 Gran Turismo 1934-1939
6C 2300 Pescara 193-193
6C 2300 Mille Miglia 1938-1939
8C 2900A 1936
8C 2900B 1937-1939
8C 2900B Speciale Le Mans 1938
6C 2500 Turismo 1939-1945
6C 2500 Sport 1939-1945
6C 2500 Super Sport 1939-1943
6C 2500 Coloniale 1939-1942

Tutti i modelli
▼ mostra
Tutti i modelli
Tecnologia e design
Lo sviluppo tecnologico

L’Alfa Romeo ha introdotto alcune innovazioni tecnologiche che sono state poi applicate ai modelli prodotti, diventando la prima utilizzatrice di queste nuove tecnologie. In altri casi, la Casa automobilistica fu tra le prime ad averle impiegate.

Il primo marchio registrato fu un’evoluzione della distribuzione con doppio albero a camme in testa, che fu usata per la prima volta nel 1914 su una vettura da competizione, la Grand Prix[10], e poi fu applicato nel 1928 su un modello da strada, la 6C 1500 Sport.

Nel 1940 l’Alfa Romeo provò uno dei primi sistemi a iniezione (Caproni-Fuscaldo) su una 6C 2500, con il corpo vettura denominato “Ala spessa”, durante una Mille Miglia. Il motore possedeva sei iniettori che erano alimentati da una pompa funzionante a media pressione[11].

La serie 105 della Giulia era molto avanzata, infatti aveva i freni a disco sulle quattro ruote[12] ed il più basso coefficiente di resistenza aerodinamica della sua categoria[13]. La tradizione continuò con l’Alfetta e la Giulia GTV, che avevano una distribuzione dei pesi che era 50:50[14], i cerchioni in lega leggera e la trasmissione transaxle[15].

Il variatore di fase è stato introdotto sulla Spider Duetto venduta sui mercati statunitensi nel 1980[16].

Innovazioni più recenti sono l’utilizzo del CAD per l’intero processo di progettazione della 164[17], l’utilizzo di computer di bordo per lo stesso modello ed il cambio robotizzato Selespeed utilizzato sulla 156[18]. Quest’ultimo fu il primo modello di autovettura al mondo ad usare la tecnologia common rail sui motori Diesel[19]. Nel 2009 alla MiTo è stato installato il motore Multiair[20].
Il design
Logo del Centro Stile Alfa Romeo

Oltre al dipartimento dell’azienda che si occupa del design delle vetture, il Centro Stile Alfa Romeo, ci sono state molte carrozzerie e designer che hanno accettato commissioni per disegnare la linea di modelli di serie o per progettare e produrre concept car della Casa automobilistica del “biscione”. Tra essi, i più importanti sono Bertone, Pininfarina, Zagato e Giugiaro.

Il Centro Stile Alfa Romeo è stato fondato alla fine degli anni cinquanta ed aveva originariamente sede negli stabilimenti del Portello. Successivamente è stato trasferito nel sito produttivo di Arese e recentemente è stato spostato a Torino. Nei decenni di attività ha raggiunto una rinomanza internazionale, e le sue ultime produzioni sono l’8C Competizione, la MiTo e la nuova Giulietta.
Le vetture di serie
Un’Alfa Romeo Giulia 1300 TI

Le tecniche costruttive usate dall’Alfa Romeo sono state imitate da molte altre Case automobilistiche. Come conseguenza di ciò, il design delle carrozzerie delle auto della Casa del “biscione” ha influenzato la progettazione ed il disegno delle linee di molte vetture dei concorrenti. Sono elencati qui sotto alcuni esempi suddivisi per decennio:

anni cinquanta: la progettazione della monoscocca della Giulia. Non fu un’invenzione dell’Alfa Romeo, ma questo modello fu il primo della Casa del “biscione” ad utilizzarlo. Diventò presto molto diffuso, ed ancora oggi è largamente impiegato;
anni sessanta: la serie 116 della Giulia aveva un coefficiente di resistenza aerodinamica molto basso. In questo periodo la Toyota tentò di produrre forme simili per le proprie vetture;
anni settanta: la carenatura dei paraurti. Per uniformarsi alle leggi statunitensi riguardanti i crash test, l’Alfa Romeo ideò delle tecniche di progettazione ed uno stile per incorporare i paraurti nel corpo vettura senza rovinare la linea dei veicoli. Il risultato più celebre di questo design fu la 75. Questo processo fu largamente copiato, specialmente in Germania ed in Giappone;
anni ottanta: la progettazione ed il design della 164. Questo fu il primo modello ad essere progettato utilizzando il CAD, con solo una piccola parte dei lavori fatta direttamente a mano. Lo stile della 164 influenzò poi molti altri modelli Alfa Romeo che seguirono. Molte Case automobilistiche applicarono molte delle innovazioni progettuali introdotte da questo modello;
anni novanta: le “pseudo-coupé”. La 156 e la 147 benché siano auto a quattro porte, ricordano nella linea vetture coupé a due porte. Infatti presentano le maniglie delle porte anteriori sporgenti e ben visibili, mentre quelle delle porte posteriori sono camuffate nei montanti. La Honda utilizzò questo design per la versione hatchback della Civic, e la Mazda per la RX-8 quattro posti coupé. Altro particolare stilistico è stata la rivisitazione in chiave moderna della classica strumentazione principale "a binocolo", sui modelli Gtv e Spider;
anni dieci del XXI secolo: la Brera e la 159. Questi modelli, progettati da Giugiaro, si sono dimostrati influenti per quanto riguarda lo styling di berline e coupé.

Le concept car
Le tre BAT degli anni cinquanta. Da sinistra: BAT 5, BAT 7, BAT 9

I modelli Alfa Romeo sono anche serviti da ispirazione per alcune concept car, le quali, a loro volta, sono state utili per realizzare veicoli di serie. Qui sotto sono elencate le più importanti suddivise per decennio:

anni cinquanta: i prototipi 5, 7, e 9 della serie Berlina Aerodinamica Tecnica (BAT) erano progettati da Bertone come esercizio per determinare se lo studio dell’aerodinamica nella galleria del vento avrebbe potuto originare vetture ad alte prestazioni sviluppate su un telaio standard, e se questi veicoli risultanti sarebbero stati appetibili al pubblico. La base per questo prototipo fu la 1900 Sprint[21];
anni sessanta e settanta: il modello da competizione Tipo 33, con il suo motore V8 ad alto numero di giri da 2000 cm³ di cilindrata, diventò la base di molte concept car di questi decenni. Molte di esse furono presentate al pubblico al salone dell'automobile di Ginevra. Le più importanti furono:
la Carabo – Marcello Gandini ideò delle soluzioni che in seguito furono applicate alla Lamborghini Countach;
la 33.2 – Disegnata da Pininfarina, derivava dalla 33 Stradale;
la Montreal Concept (1967) – Progettata da Marcello Gandini per Bertone, fece la sua apparizione all’Esposizione Universale di Montreal. Era basata sulla Giulia, ed in seguito il progetto sfociò nella produzione dell'Alfa Romeo Montreal stradale. Il motore era una variante di quello installato sulla Tipo 33;
la Navajo – La carrozzeria era costruita interamente in fibra di vetro. Questa concept rappresentava la quintessenza stilistica dello stile “Origami” di Giugiaro;
dagli anni ottanta ai giorni nostri – La Proteo è servita come base per la 164, la SZ, la GTV e la Spider. La BAT 11 è invece ispirata dallo styling della 8C Competizione.

Le competizioni automobilistiche
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Alfa Romeo (automobilismo).
I primi anni e l’epoca dei Grand Prix
L’Alfa Romeo RL vittoriosa alla Targa Florio del 1923

L’esordio dell’Alfa Romeo nelle competizioni avvenne nel 1911 alla Targa Florio con due 24 HP. Il primo risultato di rilievo è di due anni dopo, ed è il secondo posto conquistato da una 40-60 HP alla Parma-Poggio di Berceto. Nel 1920 Giuseppe Campari vinse al Mugello sempre con la 40-60 HP, ed Enzo Ferrari arrivò secondo alla Targa Florio. Tuttavia è nel 1923 che l'Alfa Romeo conquistò il primo grande successo, imponendosi con una doppietta alla Targa Florio, con Ugo Sivocci al primo posto e Antonio Ascari al secondo, a bordo di due RL. In questa occasione apparve per la prima volta il famoso quadrifoglio, che caratterizza molti modelli sportivi e da corsa della Casa automobilistica.

Nel 1925, l'Alfa Romeo vinse il primo campionato del mondo di automobilismo della storia, imponendosi nel Gran Premio d'Europa a Spa-Francorchamps e nel Gran Premio d'Italia a Monza, con il modello P2 condotto da Gastone Brilli-Peri. La Casa del “biscione” vinse poi due campionati europei consecutivi con Ferdinando Minoia e Tazio Nuvolari nel 1931 e 1932 (i primi due della storia) e il campionato europeo della montagna nel 1930 con Carlo Felice Trossi e Mario Tadini.
I prototipi
L’Alfa Romeo 8C 2900B MM che vinse la Mille Miglia del 1938

Il periodo più vittorioso dell’Alfa Romeo in questa categoria sono gli anni trenta. I modelli di vetture più famosi e vincenti di questo decennio furono la 6C 1750, e soprattutto le 8C 2300 e 2900. Con queste vetture l’Alfa Romeo vinse sei edizioni consecutive della Targa Florio dal 1930 al 1935, e conquistò tutte le edizioni della Mille Miglia dal 1928 al 1938, ad eccezione del 1931 dove si impose una Mercedes-Benz. Fu anche importante la partecipazione alla 24 Ore di Le Mans, vinta quattro volte (tutte consecutive) dal 1931 al 1934 con una 8C. Nel 1938 fu fondato il Reparto Corse Alfa Romeo, cioè la sezione della Casa del “biscione” che si occupava della progettazione, realizzazione e manutenzione delle vetture da competizione.

Dopo la sospensione delle attività agonistiche a causa della seconda guerra mondiale, l'Alfa Romeo riprese a gareggiare con i prototipi nel 1963 con la nascita dell'Autodelta, diretta da Carlo Chiti. Di questi anni sono la Giulia TZ e la Tipo 33. Quest’ultima, nelle varie versioni, fu schierata nel campionato del Mondo Sport Prototipi (vinto nel 1975 e nel 1977), nel campionato CanAm e in varie cronoscalate.
La Formula 1
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Alfa Romeo (Formula 1).
L’Alfa Romeo 159 che vinse il campionato del mondo nel 1951

L’Alfa Romeo partecipò al Campionato mondiale di Formula 1 a più riprese, sia come costruttore che come fornitore di motori, dal 1950 al 1988.

Vinse le prime due edizioni di questo Campionato conquistando il titolo nelle stagioni 1950 e 1951 grazie rispettivamente a Nino Farina, a bordo di una 158, ed a Juan Manuel Fangio, che pilotava una 159. Il primo anno l’Alfa Romeo vinse 6 Gran Premi su 7 imponendo un dominio totale della scuderia, che piazzò in classifica ai primi tre posti i suoi piloti di punta: oltre al vincitore Nino Farina si distinsero Juan Manuel Fangio, che vinse molte corse, e Luigi Fagioli. Furono infastiditi soltanto occasionalmente da Alberto Ascari su Ferrari, che si classificò quinto, e dal francese Louis Rosier su Talbot-Lago, giunto al quarto posto. Nel secondo Campionato del Mondo l’Alfa Romeo vinse 4 Gran Premi su 8. Si aggiudicò il titolo Juan Manuel Fangio, seguito dal ferrarista Alberto Ascari e dagli alfisti José Froilán González e Nino Farina. Alla fine della stagione la Casa del “biscione” si ritirò dal Campionato.

L’Alfa Romeo tornò in Formula 1 negli anni sessanta, fornendo ad alcune scuderie minori il motore. Il propulsore era un quattro cilindri in linea e fu montato su vetture LDS, Cooper e De Tomaso[22]. Nei primi anni del decennio successivo la Casa del “biscione” fornì motori V8 a McLaren e March. La Brabham utilizzò poi propulsori V12 dell’Alfa Romeo dal 1976 al 1979.
L’Alfa Romeo 177 del 1979

Nel 1979 l’Alfa Romeo tornò in Formula 1 come costruttore, rimanendoci fino al 1985. Nella sua prima stagione partecipò con la 177. Esordì nel Gran Premio del Belgio con alla guida Bruno Giacomelli. Giacomelli utilizzò la vettura sia nel Gran Premio del Belgio che in quello di Francia. Il modello successivo, la 179, che cercava di sfruttare meglio l'effetto suolo, era spinto da un nuovo propulsore. Esordì al Gran Premio di Monza lo stesso anno. In questa occasione ci fu l'ultima apparizione della 177, con al volante Vittorio Brambilla. Nelle successive stagioni l’Alfa Romeo partecipò al campionato correndo con le vetture 182, 183T, 184T e 185T, ma con scarsi risultati e senza vincere neppure un Gran Premio. I piloti più importanti che guidarono queste vetture furono Andrea De Cesaris e Riccardo Patrese. Il miglior piazzamento della scuderia fu un 6º posto nel campionato costruttori del 1983.

Per la stagione 1987, l’Alfa Romeo firmò un accordo con la Ligier per la fornitura di motori, ma fu annullato dopo che la FIAT acquistò la Casa del “biscione”. L’Alfa Romeo fornì comunque propulsori all’Osella dal 1983 al 1988, e questa fu la sua ultima apparizione in Formula 1.
I rally

L'Alfa Romeo ha partecipato anche a competizioni rallystiche, anche se la maggior parte delle vetture impiegate erano iscritte da team privati. La prima vittoria fu al Rally dei mille laghi, in Finlandia, nel 1958 con una Giulietta. Negli anni settanta l'Autodelta mise in campo l'Alfetta GT e l'Alfetta GTV, che si aggiudicarono il campionato del mondo nella propria categoria nel 1975. La partecipazione ai rally si concluse con la vittoria del Giro automobilistico d'Italia nel 1988, grazie all'Alfa 75 Evoluzione IMSA.
La Formula 3

In Formula 3 l’Alfa Romeo è stata fornitrice per molti anni di propulsori derivati da quelli di serie per le monoposto March. I motori erano i bialbero ad otto valvole e quattro cilindri da 2000 cm³ di cilindrata utilizzati, ad esempio, sull'Alfetta o la Giulietta. In questa categoria l'Alfa Romeo ha vinto complessivamente (come fornitrice di motori) dieci campionai europei, cinque coppe europee, dieci campionati italiani, otto campionati francesi e tre campionati tedeschi. Dal 1987 ha fornito il motore Twin Spark, che era un’evoluzione del bialbero. Anch'esso era usato nella produzione di serie (per esempio sulla 75 e sulla 164).
I campionati turismo
Un’Alfa Romeo 156 durante una fase del Campionato del mondo turismo del 2007

I successi in questa categoria iniziarono negli anni sessanta con le varie versioni della Giulia, prima la berlina TI e successivamente con la GTA e la GTAm. Con queste vetture l’Alfa Romeo vinse cinque campionati europei turismo, più precisamente nel 1966, 1967, 1969, 1971, 1972. Nel 1976 e nel 1977 si aggiudicò invece il campionato di categoria.

Tra il 1982 e il 1985, con la GTV6, L’Alfa Romeo conquistò altri quattro campionati europei, questa volta consecutivi. Negli anni ottanta e novanta la Casa del “biscione” si aggiudicò anche molti campionati nazionali turismo, grazie a vetture come la 75 e la 155.

L’ultimo modello con cui l’Alfa Romeo ha conquistato dei titoli nei campionati turismo è stata la 156. Con essa si è aggiudicata, oltre a campionati minori, quattro titoli europei turismo piloti dal 2000 al 2003 e tre campionati europei turismo marche dal 2000 al 2002. Questo modello di vettura è anche stato l’ultimo della Casa del “biscione” a partecipare ai campionati turismo.

L'unico campionato turismo che l'Alfa Romeo non ha mai conquistato è stato il campionato del mondo, al quale partecipò nel 1987 con la 75 e nel 2005, 2006 e 2007 con la 156.
Le safety car

Modelli Alfa Romeo sono utilizzati come safety car nel campionato mondiale Superbike. La prima vettura impiegata è stata la 156, rimpiazzata poi dalla 159. In seguito è stata usata la MiTo ed infine la Giulietta.
Le Alfa Romeo in dotazione alle forze dell’ordine
Un’Alfa Romeo 159 in dotazione ai Carabinieri

Negli anni cinquanta l’Alfa Romeo iniziò a fornire autovetture alla Polizia ed ai Carabinieri[23][24]. I modelli acquistati in questo periodo furono la Matta e la 1900; la prima era in dotazione ad entrambi i corpi, mentre la seconda solamente alla Polizia. La 1900 fu il primo modello di vettura utilizzato da quest’ultima ad essere soprannominato Pantera.

Dal decennio successivo furono preparate delle autovetture appositamente per questo scopo, modificando i modelli in produzione. L’esigenza nasceva dal fatto che le forze dell’ordine avevano la necessità di avere in dotazione dei veicoli con prestazioni elevate per contrastare la criminalità. I modelli utilizzati in questi anni erano la Giulia e la 2600; la prima era fornita ad entrambi i corpi, mentre la seconda alla sola Polizia. In questo periodo si cominciò ad utilizzare il soprannome Gazzella per designare le vetture Alfa Romeo fornite ai Carabinieri. Le denominazioni delle Alfa Romeo in dotazione ai due corpi furono scelte per sottolineare la velocità e l’agilità delle pattuglie, e sono in uso ancora oggi.

Inizialmente le Alfa Romeo in dotazione alla Polizia avevano una colorazione verde chiaro, successivamente cambiata in azzurro con la presenza di una banda bianca. Le vetture dei Carabinieri invece sono state sempre di colore blu scuro con una banda rossa sulle fiancate ed il tettuccio bianco.

I modelli Alfa Romeo che in seguito furono in dotazione ai due corpi furono l’Alfasud (alla sola Polizia), l’Alfetta, la Giulietta (alla sola Polizia), la 33 (alla sola Polizia), la 75, la 90, la 155 e la 156. La 159 è l’ultima della serie, ed è utilizzata tuttora da Polizia e Carabinieri.

Autovetture Alfa Romeo sono anche in dotazione ad altri corpi italiani quali la Guardia di Finanza, la Polizia stradale, la Polizia penitenziaria, il Corpo forestale dello Stato, la Polizia provinciale, la Polizia municipale ed i vigili del fuoco. Sono anche utilizzate da molte forze di polizia estere[25].
Altre produzioni

Sebbene l’Alfa Romeo sia principalmente conosciuta per la produzione di autovetture, l’azienda ha anche fabbricato e commercializzato veicoli commerciali, locomotive[26], autobus, filobus, motori marini ed aeronautici.
Autocarri e furgoni
L’Alfa Romeo “Romeo” seconda serie

L’Alfa Romeo ha prodotto veicoli commerciali dal 1914 al 1988 ed è stata, dopo la FIAT, l’azienda italiana che ha costruito questa tipologia di mezzi di trasporto per più tempo[27].

Il primo autocarro costruito dall’Alfa Romeo è del 1914, e si basava sul telaio della 20-30 HP, mentre l’ultimo modello fu prodotto nel 1967. In Brasile la fabbricazione continuò per opera della FNM fino al 1985. Gli autocarri Alfa Romeo si affermarono negli anni trenta. Questi veicoli, al contrario di quelli delle Case concorrenti dell’epoca (cioè Fiat Veicoli Industriali, Lancia Veicoli Industriali e Officine Meccaniche), erano interamente assemblati negli stabilimenti Alfa Romeo senza appaltare all’esterno la fabbricazione di carrozzerie o acquistare i componenti da altre aziende. I modelli di autocarri Alfa Romeo più celebri furono prodotti negli anni quaranta, cinquanta e sessanta, e furono il 430, il 900 e soprattutto il Mille.

Il primo furgone costruito dall’Alfa Romeo fu il Romeo, che fu in produzione dal 1954 al 1967. Ne furono realizzati 21.722 esemplari commercializzati in tre serie. Successivamente furono prodotti l’F11/A11 tra il 1967 ed il 1971, e l’F12/A12 tra il 1967 ed il 1983. Gli ultimi furgoni Alfa Romeo furono l’AR6 e l’AR8. Traevano origine da un accordo con l’Iveco ed erano, rispettivamente, dei Fiat Ducato e degli Iveco Daily rimarchiati.
Motori aeronautici
Un’Alfa Romeo D2

Il primo motore Alfa Romeo utilizzato su un aeroplano fu installato nel 1910 su un biplano Santoni-Franchini[28]. Nel 1932 fu prodotto il primo motore aeronautico vero e proprio, il D2, che fu montato sul Caproni Ca.101. In questo decennio i motori aeronautici Alfa Romeo furono utilizzati su larga scala; ad esempio il 126 RC.34 fu installato sui Savoia-Marchetti S.74, S.M.75, S.M.79, S.M.81 e sul CANT Z.506[29].

Nel 1931 fu organizzata una gara tra una 8C 3000 Monza guidata da Tazio Nuvolari ed un Caproni Ca.100, dove vinse, di poco, l’aeroplano[30].

Durante la seconda guerra mondiale l’Alfa Romeo costruì diversi motori aeronautici; il più famoso fu l’RA 1000 RC.41, che era prodotto su licenza della Daimler-Benz presso lo stabilimento di Pomigliano d'Arco. Questo propulsore rese possibile la costruzione del Macchi M.C.202, il miglior caccia della Regia Aeronautica utilizzato durante il secondo conflitto mondiale[31].

Dopo la seconda guerra mondiale, l’Alfa Romeo produsse motori aeronautici per la FIAT, l’Aerfer e l’Ambrosini. Negli anni sessanta l’azienda focalizzò l’attenzione sul miglioramento e la manutenzione di propulsori aeronautici Curtiss-Wright, Pratt & Whitney, Rolls-Royce e General Electric. L’Alfa Romeo fu la prima compagnia italiana a costruire un motore aeronautico a turbina, che fu poi installato su un Beechcraft King Air. La divisione dell’azienda che si occupava di propulsori aeronautici, l’Alfa Romeo Avio, fu venduta nel 1988 ad Aeritalia. Nel 1996 è passata a Fiat Avio e dal 2003 fa parte del Gruppo Avio. È stata coinvolta nello sviluppo del motore T700-T6E1 per l’elicottero NHI NH90[32].

Per i propri motori aeronautici, l'Alfa Romeo aveva una propria linea di sviluppo e di produzione di eliche, sia a passo fisso che a passo variabile, queste ultime con passo regolabile in volo e già prodotte in serie a partire dal 1936. Le eliche metalliche erano realizzate con una lega d'alluminio che aveva una composizione specifica formulata appositamente dall'azienda.
Autobus e filobus
Un filobus Alfa Romeo in servizio a Napoli. Si tratta del 1000 Aerfer

L’Alfa Romeo è anche stata tra i maggiori produttori italiani di mezzi pubblici. Produsse autobus e filobus dagli anni trenta agli anni sessanta, e fino agli anni ottanta continuò a costruire mezzi più leggeri, come scuolabus e minibus[33].

Fino agli anni cinquanta gli autobus ed i filobus Alfa Romeo erano sostanzialmente degli autocarri modificati. I modelli avevano la stessa sigla numerica dei camion, a cui era generalmente aggiunta la dicitura “A” o “AU” se si trattava di autobus, mentre “AF” nel caso di filobus. Furono utilizzati in molte città italiane, ed i filobus furono prodotti anche per l’estero. Questi ultimi furono pure impiegati in America Latina[34], Svezia[35], Grecia[36], Germania, Turchia e Sudafrica.
L'occupazione all'Alfa Romeo

Alla nascita nel 1910 l'azienda Alfa poteva contare su circa 300 dipendenti[37], cresciuti a 2.200 nel 1919[38] nella fase di ricostruzione dopo il primo conflitto mondiale e nuovamente ridotti a 1.200 all'inizio degli anni venti durante la prima crisi economica. Negli anni successivi, con l'ampliamento delle capacità produttive e la diversificazione, il numero dei dipendenti continuò a crescere per superare le 6.000 unità nel 1937[39] e giungere alla ragguardevole cifra (per l'epoca) di 8.000 durante la seconda guerra mondiale quando la produzione di motori per aereo divenne una parte preponderante delle attività del Portello[39]. Già pochi anni dopo la quasi completa distruzione dello stabilimento, nel 1950, con l'inaugurazione delle prime catene di montaggio per la costruzione delle Alfa Romeo 1900 la forza lavoro era ritornata oltre le 6.000 persone[40] e continuarono da quel momento a crescere, anche grazie all'apertura dei nuovi stabilimenti di Pomigliano e Arese, fino a raggiungere nel 1982 circa 30.000 dipendenti (qualche migliaio a Milano Portello, 8.000 a Pomigliano d'Arco e 19.000 ad Arese). La profonda crisi iniziata negli anni ottanta ha portato ad un continuo ridimensionamento dello stabilimento di Arese, con la riduzione della forza produttiva a 16.000 persone nel 1986 e a 9.500 nel 1994. Dal 2012 la produzione di modelli è divisa fra lo stabilimento di Cassino e quello di Mirafiori. I lavoratori dello stabilimento del Portello (che è stato demolito nel 2004) vennero trasferiti allo stabilimento di Arese nel 1986. Lo stabilimento di Arese, il quale ha cessato di produrre vetture Alfa Romeo nel 2000 per poi essere convertito a vetture a marchio Fiat fino al 2005, è stato chiuso e attualmente in fase di riconversione industriale. Ad Arese è stato prodotto, fino al 2005 anche il V6 Busso ma verso la fine degli anni 2000 la produzione, e l'occupazione, nello stabilimento viene a cessare completamente. Tuttavia ad Arese rimangono tutti i dipendenti della sede operativa del Customer Services Centre dell'intero gruppo industriale Fiat. Il centro stile e il reparto di ricerca e sviluppo viene trasferito a Torino. l'ex stabilimento Alfasud di Pomigliano d'Arco è stato riconvertito alla produzione della Fiat Panda (2012), dove vi lavorano, a febbraio 2013 circa duemila e quattrocento persone (2374).[41]. Per quanto riguarda l'assemblaggio di vetture Alfa Romeo dopo la chiusura dei siti produttivi del Portello e di Arese o, come nel caso di Pomigliano, dopo il cambio di modelli assemblati nello stabilimento, i lavoratori impiegati per la realizzazione delle vetture del marchio sono divisi fra Cassino e Mirafiori.

Durante la sua storia, l’Alfa Romeo ha realizzato più volte vetture artigianali o semi artigianali, o comunque prodotte in piccola o piccolissima serie; la produzione di queste vetture non avveniva quasi mai negli stabilimenti standard di proprietà diretta dell'azienda, poiché questi ultimi erano studiati per linee di produzioni del tutto industrializzate e semi automatizzate. Ad esempio, per la produzione, all'inizio del XXI secolo, di due modelli di vettura "esotici" della casa milanese, sono stati impiegati i lavoratori dello stabilimento Maserati di Modena con la collaborazione anche di personale Ferrari. Prima la 8C Competizione e poi la 4C, sono state prodotte dai dipendenti Maserati a Modena con un sistema semi-artigianale, in un numero limitato di pezzi[42].
I siti produttivi in Italia
Lo stabilimento del Portello
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Stabilimento Alfa Romeo del Portello.
Lo stabilimento Alfa Romeo del Portello in una foto degli anni '30

Lo stabilimento del Portello è stato il primo sito produttivo Alfa Romeo, e fu attivo tra il 1908 e il 1986 a Milano.
Le origini e la prima guerra mondiale

Dopo la crisi del 1909 con relativa chiusura della Darracq Italia, lo stabilimento, che nel 1908 occupava la superficie di 8.000 mq, venne preso in carico dalla neonata Anonima Lombarda Fabbrica Automobili con l'inizio della produzione di un modello totalmente nuovo, l'ALFA 24 HP. Lo stabilimento occupava in quel periodo circa 300 persone e la produzione era arrivata, nel 1914 poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, a 272 veicoli[37]. Il conflitto portò alla diversificazione della produzione, non più incentrata sugli autoveicoli bensì dedicata alle commesse militari. L'entità delle stesse fu talmente elevato che lo stabilimento dovette essere ampliato e vennero eretti tre nuovi capannoni[37]. Nel 1919 la forza lavoro occupata nello stabilimento aveva raggiunto la cifra di 2.200 persone e la produzione era molto diversificata[38].
Il primo dopoguerra ed il secondo conflitto mondiale

I primi anni del dopoguerra videro anche la ripresa della produzione automobilistica, per i primi tempi però limitata ancora ai vecchi modelli; la crisi economica e sindacale portò però ad una drastica diminuzione del personale occupato, sceso a 1.200 addetti quasi tutti impegnati nel settore meccanico.

Nel periodo interguerra la produzione si estese anche alla produzione di autocarri e autobus con il personale che crebbe sino alle oltre 6.000 persone nel 1937 e la superficie occupata che si estese verso nord, dividendo lo stabilimento in due parti unite da sottopassi[39].

Durante la seconda guerra mondiale la forza occupazionale era giunta a 8.000 persone grazie la produzione di motori per aereo ma, nel 1943 e nel 1944, lo stabilimento del Portello venne bombardato e pesantemente danneggiato[39].
Dagli anni cinquanta alla chiusura

Il termine del conflitto portò alla necessità di una totale ricostruzione degli edifici e ad una riconversione della produzione anche a settori civili fino a quel momento inesplorati; il settore automobilistico per i primi anni visse sulla produzione dei modelli anteguerra e tutto il complesso, nel 1950 dava lavoro a poco meno di 6.000 persone.

La produzione del Portello era fino al 1950 di carattere quasi artigianale, incentrata su vecchie parti assemblate in piccole serie. Tutto cambiò con l’avvento di Giuseppe Luraghi ai vertici di Finmeccanica, azienda che possedeva l’Alfa Romeo. Luraghi trasformò la fabbrica artigianale in un moderno stabilimento produttivo di automobili. Durante questi anni la fabbrica fu ulteriormente ampliata, dato il successo delle auto prodotte, come ad esempio la Giulietta e ancor prima la 1900. Proprio con quest'ultimo modello vennero installate le prime catene di montaggio complete[40].

Milano però stava cambiando, e si stava ingrandendo verso le aree agricole. Il Portello prima era in periferia della città, ma ora intorno allo stabilimento stavano sorgendo palazzi che ospitavano gli immigrati provenienti da varie zone d'Italia. In questo periodo fu deciso di costruire un nuovo sito produttivo ad Arese, dato che non erano più possibili ulteriori ampliamenti del vecchio stabilimento. Già nel 1974, all'epoca delle dimissioni di Luraghi dall'Alfa Romeo, la direzione era già stata trasferita ad Arese. La decadenza era dunque iniziata in questi anni, e portò alla graduale chiusura del sito produttivo.

L'ultima vettura integralmente nata al Portello viene considerata così la Giulia che ha visto la luce nel 1962[40], anche se la sua produzione venne ben presto trasferita, almeno in parte, al nuovo stabilimento di Arese che era stato nel frattempo inaugurato.

Negli anni successivi varie altre competenze vennero trasferite ad Arese e lo stabilimento si restrinse sempre più. L'ultimo dipendente dello stabilimento venne trasferito ad Arese nel 1986.
Lo stabilimento di Arese
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Stabilimento Alfa Romeo di Arese.
Lo stabilimento di Arese. Sullo sfondo, il centro tecnico

Da inizio anni sessanta Arese è divenuta nota come sede dell'Alfa Romeo e del più grande stabilimento della stessa.

L'impianto industriale Alfa Romeo di Arese ricopriva un'area molto ampia che spaziava dal comune di Lainate a quello di Garbagnate Milanese. Oggi la fabbrica è totalmente chiusa e dismessa, dato che la FIAT ha preferito andare a progettare e produrre veicoli in altri impianti in Italia ed all'estero. Arese e lo stabilimento sono localizzati in una zona strategica, in quanto attorniati da importanti vie di comunicazione come la nuova Alta Velocità ferroviaria, l'Autostrada dei Laghi per l'Aeroporto Malpensa e poco distante l'autostrada A4 e la Tangenziale Ovest che collega la A1 e la A7. Un fatto curioso che riguarda i dipendenti di Arese è l'altissima presenza di parlamentari tra essi: ben trentuno persone lasciarono lo stabilimento per occupare un posto a Montecitorio; tra di loro il più noto è Luigi Malabarba, senatore dimessosi a ottobre 2006.
Gli anni sessanta

Lo stabilimento costruito a inizio anni sessanta per sostituire il Portello, iniziò l'effettiva produzione nel 1963 con la Giulia GT, e dall'anno successivo della Giulia.

Nei piani originari si sarebbe dovuti arrivare ad avere la produzione già nel 1962, data di prevista presentazione ed inizio commercializzazione della Giulia. Ciò non fu possibile poiché i lavori di costruzione, appaltati a numerose ditte, continuavano a subire ritardi, rendendo la situazione un grande problema per la dirigenza: o si ritardava l'uscita della Giulia (nel 1962 già pronta) o si faceva partire la Giulia dal Portello, via via trasferendo la produzione, senza interromperla, una volta che la prima fase di Arese fosse stata conclusa.

Prevalse la seconda ipotesi e la Giulia partì dal Portello dove in seguito, "alleggerito" di lavoro, sarebbe rimasta solo la produzione della Giulietta. Si prevedeva infatti che la nuova vettura avrebbe causato una flessione delle vendite (come in effetti causò, ma non in modo troppo significativo) della sorella minore.
Gli anni settanta e ottanta
Il centro tecnico dello Stabilimento in una fotografia del 2011

A fine anni anni sessanta ad Arese erano iniziate delle rivendicazioni sindacali molto dure con scioperi e manifestazioni; gli operai ottennero svariate conquiste e lo stabilimento si meritò l'appellativo di "Cattedrale dei Metalmeccanici".

Fino a metà anni settanta Arese e l'Alfa Romeo vissero un periodo di continuo sviluppo, arrestatosi in seguito alle due crisi energetiche che causarono anche all'Alfa Romeo, come ad altre case automobilistiche sportive, un grande calo di vendite. Nel 1982 Arese contava circa 19.000 dipendenti ed erano quattro i modelli prodotti: Alfetta, Nuova Giulietta, Alfa 6 ed Alfetta GT e GTV. Nel 1986 l'Alfa Romeo viene ceduta alla FIAT dall'IRI, i dipendenti sono 16.000 ma ad un anno dall'acquisto in cassa integrazione guadagni vi sono 6.000 operai.
Gli anni novanta e la chiusura

Nel 1989 la Regione Lombardia e il Giudice Amministrativo accolgono il ricorso presentato da un gruppo di cittadini di Arese, costituitisi in comitato, e impongono la riduzione dell'attività del reparto verniciatura da 800 a 400 vetture al giorno. Comincia una fase di drastica riduzione dei dipendenti che culminerà nel 2002 con la vendita da parte della FIAT dello stabilimento agli americani dell'AIG Lincoln, compagnia frutto della collaborazione tra la "AIG Global Real Estate Investment Corporation" una sussidiaria della AIG e la "Lincoln Property Company" per ottimizzare la gestione delle rispettive proprietà immobiliare e favorire investimenti congiunti nel medesimo ambito. Nel 1992 termina la produzione della Alfa 75 in contemporanea alla chiusura dello stabilimento dell'Autobianchi di Desio, così la Fiat decide di spostare l'assemblaggio della Autobianchi Y10 presso Arese, dove terminerà definitivamente nel 1995, stesso anno in cui inizia la produzione della nuova Alfa Romeo Gtv. Nel 1997 dopo 10 anni e con 270.000 esemplari si concluderà anche la produzione della Alfa Romeo 164. In questo periodo una notevole parte di operai viene avviata alla cassa integrazione ed il numero dei lavoratori scende sotto i 4.000.

Le ultime automobili prodotte ad Arese con il marchio Alfa Romeo risalgono al 2000 e sono Gtv e Spider che poi sono state "trasferite" presso gli stabilimenti della Pininfarina fino alla fine del 2005; in seguito sono state assemblate le Fiat Multipla ecologiche e fino al 2003 gli ultimi motori V6 della gloriosa stirpe "Busso" ideati dall'omonimo progettista aresino, Giuseppe Busso, durante gli anni settanta.

Al 31 dicembre 2009 risultavano ancora attive le strutture del Centro Stile, responsabile della ricerca sul design, la Powertrain, il cui indirizzo è lo sviluppo dei motori, ed il settore storico dell'azienda, che gestisce il Museo Storico Alfa Romeo ed il Centro Documentazione, punto di riferimento per appassionati e ricercatori a livello mondiale, sebbene Fiat abbia più volte annunciato nell'autunno 2009 il trasferimento del Centro Stile e della Powertrain a Mirafiori.

Un possibile impiego futuro dell'enorme area di Arese, di oltre 2.000.000 m² è la creazione di un polo logistico o commerciale.

Ad oggi, presso l' edificio del ex Centro Tecnico è ubicato il servizio clienti internazionale del Gruppo Fiat, con oltre 400 dipendenti.
Lo stabilimento di Pomigliano d'Arco
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano d'Arco.
Le prime attività produttive

Nel 1938 l'IRI incaricò l'Alfa Romeo di fondare nel Sud un Centro Industriale Aeronautico con abbinato un piccolo aeroporto. La scelta ricadde su Pomigliano d'Arco e grazie all'opera dell'ingegnere Ugo Gobbato si diede vita ad un Centro Aeronautico tecnologicamente all'avanguardia, in grado di produrre motori per l'epoca tecnologicamente molto evoluti.

Nel 1942 ebbe inizio la produzione della serie di motori Daimler, tra i più usati dalle società tedesche. Nel 1943 il complesso aeronautico venne ultimato con altri due centri d produzione, per "strutture complete" e "leghe leggere". Poco dopo, due bombardamenti distrussero la città insieme allo stabilimento Alfa Romeo.

La produzione dei motori di aeroplani ricominciò soltanto nel 1952, quando venne completata la ricostruzione della città e dello stabilimento. È a partire da quegli anni che l’Alfa Romeo iniziò le sue accreditate associazioni con i più qualificati gruppi della motoristica aeronautica.

Nel frattempo Finmeccanica aveva fondato, in una parte del Centro Aeronautico, le "Officine di Costruzioni Aeronautiche e Ferroviarie Aerfer". Inizialmente vi si realizzarono veicoli ferroviari e autofilotranviari poi l'"Aerfer" operò anche per la produzione su commessa di parti di aviogetti da combattimento per l’aeronautica statunitense e della NATO. Proprio dall’esperienza di costruzione di queste parti, a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta, lo stabilimento di Pomigliano cominciò ad essere sede dello sviluppo e della realizzazione di nuovi prototipi da caccia leggeri, i cui progetti erano stati sostenuti finanziariamente dagli Stati Uniti.
Il progetto “Alfasud”

Alla fine anni sessanta il governo italiano, proprietario dell'IRI e quindi dell'Alfa Romeo, decise di attuare alcune misure atte a favorire lo sviluppo del Mezzogiorno. Così, con la contrarietà dell'allora Presidente dell'Alfa Giuseppe Luraghi, si finanziò la costruzione di una nuova fabbrica per la produzione di vetture accanto al già esistente stabilimento "Alfa Romeo Avio" di Pomigliano d'Arco. Nasceva così il progetto denominato "Alfasud".

Lo stabilimento per la fabbricazione di automobili fu realizzato in tempi molto rapidi. Nel 1967 iniziò, contemporaneamente, la progettazione dello stabilimento e del nuovo modello di auto (l'Alfasud), entrambe sotto la responsabilità tecnica dall'ingegnere Rudolf Hruska, uno dei più importanti tecnici della scena internazionale, già "braccio destro" di Ferdinand Porsche e consulente FIAT, Simca ed Abarth.

Il 15 gennaio 1968, dopo decine di progetti proposti e discussi, fu presentato il piano generale per la realizzazione dello stabilimento Alfasud di Pomigliano d'Arco che prevedeva la costruzione dei nuovi impianti e l'inizio produttivo nel gennaio 1972.

L'”Industria Napoletana Costruzione Autoveicoli Alfa Romeo - Alfasud S.p.A.” nacque il 17 gennaio 1968 con azionisti Alfa Romeo (88%), Finmeccanica (10%) e IRI (2%). Per il progetto furono stanziati poco più di 300 miliardi di lire finanziati in gran parte dalla Cassa del Mezzogiorno ed il Banco di Napoli.

La posa della prima pietra avvenne il 28 aprile 1968 e nonostante numerosi ritardi, dovuti anche ai molti scioperi indetti dagli operai, Hruska riuscì a completare le opere e dare inizio alla produzione, con soli tre mesi di ritardo, nell'aprile 1972.
La produzione di autovetture

La prima vettura prodotta nello stabilimento fu l'Alfasud. Questa è stata la prima auto dell'Alfa Romeo a trazione anteriore. In seguito vennero prodotte molti altri modelli Alfa Romeo, tra cui la 33, la 155, la 145, la 146, la 156, la 147 e la 159.

Nel 1982 l'Alfasud S.p.A. cambiò nome in "I.N.C.A. Investimenti". Nel 1986 la Finmeccanica fu costretta a vendere le quote Alfa Romeo alla FIAT. Con la nuova gestione, in seguito alla fusione tra Lancia ed Alfa Romeo, lo stabilimento fu rinominato "Stabilimento Alfa-Lancia di Pomigliano d'Arco", e nel 2008 fu chiamato Fiat Group Automobiles - Stabilimento Giambattista Vico, in memoria del celebre filosofo napoletano.
La produzione all'estero
In Brasile
L'Alfa Romeo 2300, prodotta dalla F.N.M.

L'Alfa Romeo ebbe una collaborazione in Brasile con la F.N.M. che iniziò nel 1952 per la costruzione in loco dei modelli di autocarri pesanti Alfa. Fino al 1960 vennero costruiti 15.000 veicoli pesanti tra cui anche diversi telai per autobus, riscontrando un discreto successo. Nel 1961 iniziò la produzione automobilistica, con il modello FNM JK (ribattezzata successivamente 2000), versione brasiliana dell'Alfa Romeo 2000. Nel 1968 l'Alfa Romeo acquisì il controllo della F.N.M., e l'anno seguente la FNM 2000 fu sostituita dalla FNM 2150. Nel 1974 la FNM 2150 venne sostituita dalla 2300, su cui compariva il marchio Alfa Romeo. Nell'estetica l'Alfa 2300 ricalca l'Alfetta, ma con differenze sostanziali nelle dimensioni. Nel 1978 venne affiancata alla 2300 "base" la versione Ti. Alla fine degli anni settanta la FIAT rilevò la F.N.M., che cesserà la produzione dei camion nel 1985. La 2300 (la cui produzione era stata spostata presso gli stabilimenti Fiat di Betim) resterà invece in produzione fino al 1988.
In Sudafrica

L'Alfa Romeo South Africa ltd (A.R.S.A.) fu costituita il 20 novembre 1962 con sede in Johannesburg (spostata successivamente a Wynberg) per la vendita e l'assistenza delle autovetture Alfa Romeo in Sudafrica. Dal 1974 al 1985 l'Alfa Romeo produsse Giulia, Alfetta, Alfasud (berlina e Sprint), Giulietta e Alfa 6 in Sud Africa costituendo la Brits Engineering Industries (B.E.I.) con sede a Brits cittadina distante circa 50 km da Pretoria e 100 km da Johannesburg. Vetture caratteristiche furono la Alfetta GTV 3000 V8 prodotta in poche centinaia di esemplari per permettere ai privati di utilizzarla in competizione, la Alfasud GTA con il motore della quadrifoglio. Una versione della Giulietta 2000 fu dotata di turbocompressore da un concessionario locale e venduta come "turbo".[43] La B.E.I. assemblò anche le Fiat 132 e 128 Pick up e la Daihatsu Charade[44].
In Thailandia

Dal 2002 al 2004 le Alfa Romeo 156 destinate ad essere vendute nei mercati asiatici con guida a destra e specialmente in Giappone, furono assemblate manualmente, al ritmo di circa 20 vetture al giorno in Thailandia nello stabilimento General Motors di Rayong a circa 120 km a est di Bangkok. Nel medesimo stabilimento, la cui mascotte è un elefante, sono state assemblate anche le Opel Zafira e Chevrolet Optra sempre destinate ai paesi asiatici.
Il museo storico Alfa Romeo
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Museo Storico Alfa Romeo.

Il museo fortemente voluto dal presidente Giuseppe Luraghi è situato in una palazzina di grande pregio architettonico studiata per questa finalità espositiva situata accanto all'ex stabilimento di Arese. Esso si sviluppa su sei livelli con quattro sezioni tematiche che ospitano più di 100 modelli. Una sezione è interamente dedicata alle auto prodotte dal 1910 ad oggi; un'altra agli studi stilistici e alle dream car; una terza al settore aeronautico e infine una quarta ospita modellini ed i trofei conquistati dai piloti in più di 100 anni di attività.
Le Alfa Romeo nei media
Cinema
Un’Alfa Romeo 1600 Spider “Duetto”, simile a quella comparsa nel film Il laureato

L’apparizione più famosa di una vettura Alfa Romeo nel cinema è quella ne Il laureato, film del 1967 con Dustin Hoffman, Katharine Ross e Anne Bancroft[45]. La pellicola diede notorietà a livello mondiale al modello impiegato, una 1600 Spider “Duetto”. Nel film era l’auto del protagonista, interpretato da Dustin Hoffman. La produzione della vettura continuò fino agli anni novanta, ed un’edizione speciale chiamata “Alfa Romeo Spider Graduate” (Graduate in inglese significa “laureato”) fu disponibile negli Stati Uniti durante gli anni ottanta.

Vetture Alfa Romeo sono state utilizzate anche nei film con protagonista James Bond. In Octopussy - Operazione piovra l’agente segreto, interpretato da Roger Moore, ruba e guida un’Alfetta GTV color grafite. Nella scena è inseguito da una BMW Serie 5 della polizia[46]. Due 159 di colore nero appaiono nelle scene iniziali del film Quantum of Solace[47]. Sono all’inseguimento di James Bond, che è alla guida di una Aston Martin DBS V12 per le strade che si snodano tra le cave di marmo di Carrara. Nella stessa pellicola compare anche una 156 dei Carabinieri e René Mathis, uno dei protagonisti della pellicola, guida una 2600 GT coupé.

Una Giulietta Spider compare nel film Giulietta degli spiriti, di Federico Fellini. L’attrice protagonista, Giulietta Masina, è corteggiata da un uomo che guida questo modello[48].

Sempre una Giulietta Spider appare nella pellicola Il giorno dello sciacallo dove il protagonista, interpretato da Edward Fox, è braccato dalla polizia ed alla fine dell’inseguimento ha un incidente con il modello[49].

Ne Il padrino, Michael Corleone, interpretato da Al Pacino, guida una 6C mentre è in esilio in Sicilia. Nel film l’auto esplode in un attentato, uccidendo sua moglie, Apollonia Vitelli-Corleone[50].

Ne Il gioco di Ripley, l’attore protagonista del film, John Malkovich, guida una 156 Sportwagon rossa[51].
Televisione

Nella serie televisiva Un caso per due, l’attore principale Claus Theo Gärtner, che impersona il detective privato Josef Matula, ha guidato sempre vetture Alfa Romeo, a partire dalla Giulia fino alla 159[52].

Delle vetture Alfa Romeo compaiono anche nella serie Il commissario Rex. Sono guidate dagli attori che si sono avvicendati nel ruolo principale, Tobias Moretti e Gedeon Burkhard. In alcuni episodi della serie, il primo guida una 155[53] mentre il secondo una 166. Inoltre nella serie Tv L'ispettore Coliandro, interpretato da Giampaolo Morelli, il protagonista guida un'Alfa Romeo 156 rossa dotata di un vistosissimo kit aerodinamico.
Letteratura

Nella prima edizione del romanzo Angeli e demoni di Dan Brown, i membri delle Guardie Svizzere guidano delle Alfa Romeo 159 (nel romanzo però sono chiamate erroneamente Alpha Romeo).

Nel romanzo Moonraker: il grande slam della morte di Ian Fleming, James Bond fu coinvolto inaspettatamente in un inseguimento, dove Hugo Drax è tallonato da un giovane uomo alla guida di un’Alfa Romeo. Alla fine, la corsa si conclude con la morte di quest’ultimo e la distruzione dell’Alfa Romeo, oltre che della vettura di Bond, una Bentley Mark IV[54].
Le sponsorizzazioni
L’Alfa Romeo II alla sua prima regata

Come politica di mercato l’Alfa Romeo ha sponsorizzato, e continua a patrocinare, molti eventi sportivi. Nel 2010, per il centenario di fondazione, la Casa del “biscione” ha sponsorizzato la rievocazione storica della Mille Miglia, con l’iscrizione di un numero straordinario di modelli[55]. Nell’ambito della stessa ricorrenza ha anche patrocinato il Goodwood Festival of Speed, evento che aveva già sostenuto in precedenza[56][57].

Dal 2007 l’Alfa Romeo sponsorizza il Campionato mondiale Superbike e la Ducati (quest’ultima sia nel campionato citato che in MotoGP)[58]. Una nuova Giulietta è la safety car del Campionato mondiale Superbike dalla gara disputata a Monza nel 2010[59].

La Casa del “biscione” ha sponsorizzato anche imbarcazioni. Nel 2002 fu varata l’Alfa Romeo, la prima barca a vela che portava questo nome. Essa ha conquistato 74 regate, inclusa la Sydney-Hobart del 2002[60]. L’evoluzione dell’imbarcazione, l’Alfa Romeo II, fu commissionata nel 2005 e misurava 30 m di lunghezza; questa barca a vela ha stabilito il record di traversata per monoscafi della Transpacific Yacht Race nell’edizione del 2009, con l’attraversamento compiuto in 5 giorni, 14 ore, 36 minuti e 20 secondi[61]. In totale questa barca a vela ha conquistato 140 gare. A metà del 2008 è stata lanciata l’Alfa Romeo III, che misura 21,4 m di lunghezza totale ed ha gli interni che si ispirano alla 8C Competizione[62].

Dal 2013-2014 il marchio Alfa Romeo è presente sulle maglie da calcio dell'Eintracht Francoforte[63]
Voci correlate

Alfa Corse: il reparto corse della casa del "biscione"
Alfa Romeo (automobilismo): l'Alfa Romeo nelle competizioni automobilistiche
Alfa Romeo (Formula 1): la partecipazione dell'Alfa Romeo al Campionato mondiale di Formula 1
Alfa Romeo V6 Busso: motore progettato a fine anni settanta da Giuseppe Busso
Autodelta: Team con la quale Alfa Romeo partecipava alle competizioni negli anni sessanta
Giuseppe Luraghi
Motore bialbero Alfa Romeo
Motore boxer Alfa Romeo
Nicola Romeo
Quadrifoglio Alfa Romeo: Storia del simbolo portafortuna Alfa Romeo
SCAR: il videogioco dedicato alla Squadra Corse Alfa Romeo
Stabilimento Alfa Romeo del Portello
Stabilimento Alfa Romeo di Arese
Stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano d'Arco
Twin Spark

Note

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Luigi Fusi, Le vetture Alfa Romeo dal 1910, Milano, Adiemme, 1965.
Stefano d'Amico; Maurizio Tabucchi, Le vetture di produzione Alfa Romeo 1910 - 1996, Milano, Giorgio Nada Editore, 1996.
Massimo Condolo, Camion Alfa Romeo, Brescia, Fondazione Negri.

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